Teatro Sociale di Asola, il restauro ha bisogno di sostegno

Il sindaco chiede aiuto ai cittadini

teatro sociale asola

ASOLA  L’amministrazione comunale ha avviato i lavori del primo lotto del restauro dello storico teatro Sociale, chiuso ormai da una ventina d’anni, e per sostenere il costo previsto di 1 milione 250mila euro si è deciso di dare il via al progetto “Art Bonus”, con il quale si chiede liberamente ai cittadini, di diventare “Mecenati della cultura” offrendo un’offerta, detraibile dalle tasse. Infatti, come accaduto in passato per il restauro della fontana di Ercole di piazza XX Settembre e della chiesetta cimiteriale che contiene i sepolcri dei sacerdoti e monsignori vissuti in paese, coloro che effettueranno un’erogazione liberale in denaro per il sostegno della cultura “Art Bonus”, come previsto dalla legge, potranno godere di importanti benefici fiscali sotto forma di credito di imposta. Gli interventi in programma saranno molto consistenti e vedranno il recupero dell’edificio, di innegabile valore storico e architettonico. Si interverrà sulle strutture in muratura e verrà rifatto tutto il tetto. È previsto anche un intervento sull’ex chiesa di Sant’Erasmo, sulla quale il teatro è sorto e nei cui spazi si trovano quelli che erano i camerini degli attori, così da rendere l’ex luogo di culto, indipendente e visitabile. Nei lavori è compreso anche un corposo intervento sull’impiantistica. Il progetto generale per la sistemazione definitiva del teatro prevede una spesa di circa 3 milioni di euro, con l’articolazione dell’intervento in due lotti distinti. La seconda parte dei lavori per il recupero dello storico teatro ha in programma, invece, il completamento dell’edificio con le finiture, gli impianti, gli arredamenti e tutte le attrezzature. Il sindaco  Raffaele Favalli  confida nei suoi cittadini, ricordando che «il progetto muove dalla volontà di restituire un contenitore culturale alla città, idoneo per ospitare spettacoli ed eventi culturali, un luogo d’incontro e scambio d’idee, una sorta di condensatore sociale».

Paolo Zordan