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È stato ricordato anche a Mantova, in occasione del Festival della Letteratura del 2012. Allora erano trascorsi cinquant’anni dalla morte di Enrico Mattei, il primo presidente dell’Eni. Il ricordo nella città virgiliana è toccato all’attore Neri Marcorè in compagnia di Paolo Mieli, presidente di RCS Libri. “Inedita energia” il titolo dell’incontro che si è tenuto in una Piazza Castello al completo (allora si poteva). Nell’occasione è stata anche anticipata l’iniziativa della pubblicazione di tutti i discorsi tenuti da Mattei, usciti poco dopo in un tomo di oltre mille pagine. 

Nato il 29 aprile del 1906 ad Acqualagna, oggi in provincia di Pesaro e Urbino, Mattei era figlio di un brigadiere dei carabinieri da cui aveva ereditato l’amore per la Patria. Partigiano durante la guerra di Liberazione, dopo aver ottenuto la direzione dell’Agip al termine del conflitto ha gettato le basi per la nascita dell’Ente Nazionale Idrocarburi, avvenuta nel 1953. Il suo obiettivo era quello di garantire all’Italia la propria indipendenza energetica, andando ad acquistare il petrolio direttamente dai paesi produttori e scontrandosi così con le principali compagnie petrolifere statunitensi. Il 27 ottobre di cinquantotto anni fa il volo, da Catania a Linate, su cui viaggiava insieme al pilota Irnerio Bertuzzi e al giornalista americano William Mc Hale precipita nelle campagne pavesi di Bascapè. “… Mattei era forse l’individuo più importante in Italia. Tuttavia, egli preferiva rimanere dietro le quinte, nel ruolo di eminenza grigia. La sua influenza spaziava nella politica italiana, nell’equilibrio della Guerra Fredda tra Oriente e Occidente e … nei rapporti diplomatici di un’importante Paese della Nato con il blocco comunista e i neutrali afro-asiatici”, scriverà il New York Times il giorno dopo lo schianto.

Volevamo dimostrare anche alla Sicilia quello che potevano veramente fare gli italiani, gli italiani che si rendevano conto di quello che poteva significare questo tipo di progresso per la Sicilia”, le parole di Mattei nel suo ultimo discorso tenuto a Gagliano Castelferrato, in provincia di Enna, poche ore prima di morire, “Vennero i nostri primi geologi e gli scienziati, le prime squadre cominciarono il lavoro, svolto tra l’incredulità ed una certa ostilità. Arrivammo al rinvenimento del petrolio di Gela: a Gela oggi sta sorgendo un enorme complesso. […] Siamo arrivati a scoprire il metano anche a Gagliano: di questo ringraziamo il Signore Iddio, perché gli uomini possono stabilire con i loro mezzi se ci sono le condizioni favorevoli, ma è solo l’aiuto divino che può far arrivare gli uomini a dei successi. […] noi non vi porteremo via niente. Tutto quello che è stato trovato – che abbiamo trovato – è della Sicilia, e il nostro sforzo è stato fatto per la Sicilia e per voi. […] anch’io ero un povero e anch’io ho dovuto emigrare perché il mio paese non mi dava lavoro; sono andato al Nord, e adesso dal Nord stiamo tornando al Sud con tutta l’esperienza acquistata […] ci sono 50mila persone che oggi operano in questo gruppo; e su 50mila persone ci sono mille e seicento ingegneri, 3mila periti industriali e geometri, 2mila dottori in chimica e in economia, 300 geologi, decine di migliaia di specialisti che si muovono in tutto il mondo. E tutto questo porta lavoro, porta responsabilità, porta un grande impegno […] Ora su questo si deve innestare un successivo lavoro, si devono innestare industrie che dovranno portare in questa zona benessere e ricchezza. […] Potete contare sulla nostra opera, come avete potuto contare su tutto quanto abbiamo compiuto fino ad oggi senza che ci fosse stato richiesto. L’abbiamo compiuto perché sapevamo – se arrivava il successo – di poter raggiungere dei risultati che cambiano la fisionomia della vostra regione. E noi andremo avanti in questo, seguiteremo il nostro lavoro di ricerca perché più risorse vengano reperite, queste risorse sono tesori. I tesori non sono i quintali di monete d’oro, ma le risorse che possono essere messe a disposizione del lavoro umano. […]”. Poche righe che testimoniano il Mattei-pensiero, quello che, probabilmente, lo ha condotto a una morte violenta e prematura.