MANTOVA – Condannati a otto anni di reclusione ciascuno. Questo il verdetto emesso l’altro ieri dal tribunale di Rovigo a carico di tre componenti della banda di rapinatori che nell’agosto del 2018 aveva messo a segno colpi a ripetizione, a cavallo delle province di Mantova, Padova, Rovigo e Verona. Una serie che si era interrotta, il 31 agosto, quando i carabinieri mantovani, insieme ai colleghi padovani, veronesi e polesani, mettendo in campo circa 60 uomini, riuscirono a pedinare ed arrestare nel Veronese quattro marocchini, con ancora tutta la refurtiva, subito dopo una cruenta rapina perpetrata ai danni di due fratelli a Vasto di Goito. In manette finirono: Zakaria El Jarrari, 31 anni, Mohmed Moner, 34 anni, Sofiane Oubane, 25 anni e Issam Oubane, 37 anni, ritenuto il leader della banda, tutti disoccupati e con vari precedenti. Allo stesso quartetto, dopo una serie di accertamenti, la procura di Rovigo aveva addebitato sette rapine messe a segno nel territorio polesano. Il giudice per l’udienza preliminare ha assolto anche uno dei quattro, Zakaria El Jarrari, non essendo stata provata la sua partecipazione alle rapine commesse in terra polesana. Per gli altri tre, in ordine alle due sole rapine di Fratta Polseine e Castelnovo, è arrivata una condanna con rito abbreviato a 8 anni di reclusione e all’espulsione dall’Italia al termine della pena. Tutte le violente rapine erano state perpetrate con analoghe modalità: il commando agiva di notte, prevalentemente in case isolate abitate da anziani, ai quali rivolgevano solo poche parole, «zitti» e «soldi», non esitando a colpirli con spranghe, bastoni e schiaffi. Ad Occhiobello avevano impugnato anche una mannaia. Si muovevano con auto rubate, cambiandole più volte nel corso degli spostamenti, indossavano passamontagna, guanti, tute e stivali che si toglievano subito dopo il colpo. Per le effrazioni utilizzavano strumenti comuni come piedi di porco. Inoltre, non utilizzavano mai telefoni cellulari per non correre il rischio di venire intercettati.