Chiusura di tutte le attività commerciali, la proposta di Fontana al governo

MILANO – Linea dura per sconfiggere il Covid-19. Se il governo centrale continua a tentennare, la Regione Lombardia da giorni ha le idee decisamente più che chiare per fronteggiare l’emergenza Coronavirus: chiusura di tutti i centri commerciali, degli esercizi commerciali presenti al loro interno e dei reparti di vendita di beni non di prima necessità. Restano aperte le farmacie, le parafarmacie e i punti vendita di generi alimentari e di prima necessità. Da notizie dell’ultima ora, anche le edicole dovrebbero essere escluse dalla normativa del commercio in quanto considerate «servizio pubblico». L’informazione, infatti, non può essere equiparata a un prodotto commerciale. Ricapitolando: chiusura di bar, pub, ristoranti di ogni genere, delle attività artigianali di servizio (parrucchieri, estetisti, ecc.) ad eccezione dei servizi emergenziali e di urgenza, di tutti gli alberghi e di ogni altra attività destinata alla ricezione (ostelli, agriturismi, bed & breakfast) ad eccezione di quelle individuate come necessarie ai fini dell’espletamento delle attività di servizio pubblico, di tutti i servizi terziari e professionali, ad eccezione di quelli legati alla pubblica utilità e al corretto funzionamento dei settori richiamati nei punti precedenti. Sono alcune delle proposte formalizzate oggi al Governo dal presidente della Regione Lombardi, Attilio Fontana, in accordo con i sindaci della Lombardia, per porre in essere ulteriori misure di contenimento della diffusione del virus Covid-19. Le richieste andrebbero ad integrare il DPCM 8 marzo 2020, pubblicato in Gazzetta Ufficiale Serie Generale n. 59 dell’8 marzo 2020. Nel documento inviato dalla Regione al Governo si comunica altresì che «per quanto riguarda le restanti attività produttive è già stato raggiunto un accordo con Confindustria Lombardia che provvederà a regolamentare l’eventuale sospensione o riduzione delle attività lavorative per le imprese». «Sono in via di definizione ulteriori accordi – si spiega ancora nella proposta – con le associazioni di categoria per definire misure contenitive specifiche”.

Matteo Vincenzi