Calcio dilettanti – Estate da Covid: guida al calcio che sarà

MANTOVA In quella che sarà la settimana che metterà la parola “fine” ad un campionato, quello 2019/2020, che per i dilettanti non finirà nel modo canonico per la prima volta dal dopoguerra (dopodomani il Consiglio Federale, venerdì il game over), tante sono le sfide che le società dovranno affrontare. Alcune davvero inedite, se si considera il trend degli ultimi anni.
 Squadre a km 0 – Una filosofia abbracciata per prima dalla Governolese e sposata pure dal Castiglione, ma che sarà una linea guida comune, per forza o per convinzione, seguita da quasi tutte le società: giocatori e mister dei paesi tuoi, insomma, parafrasando un famoso proverbio. E’ chiaro che le squadre che si affacciano sul Bresciano potranno avere maggiore scelte di mercato, ma attenzione ai confini est e sud: ciò che non si trova nel Mantovano può arrivare anche dal vicinissimo Veronese o dall’Emilia.
 L’annus horribilis delle sponsorizzazioni – Il paventato stop fino a gennaio 2021 può mettere in difficoltà, almeno a livello contabile, molte realtà: se da un lato una stagione di soli 4 mesi potrebbe rivelarsi meno dispendiosa, dall’altro bisognerà trovare una formula adatta per incoraggiare i partner commerciali ad investire, ammesso che ce ne sia la possibilità. Al di là di ammortamenti promessi e che forse saranno approvati, il 2020 sembra essere davvero compromesso. La cancellazione ormai certa di sagre e tornei, che in alcuni casi erano fonti primarie di finanziamento delle Asd, è un altro colpo mortale.
 Tempi “incerti” per le scelte – Scegliere in maniera puntuale e veloce, potrebbe non essere un plus quest’anno, visto che, se l’inattività si protrarrà per mesi, potremmo vedere allenatori nominati in estate, sedersi in panchina per la prima partita ufficiale sei mesi dopo. Un inedito.
 La perdita di “peso” delle quote – Diverse società dovranno trattare a cifre più basse le cessioni in prestito dei vari giocatori in quota: qualcuno potrà pensare che si tratti di un business vero e proprio, ma dall’altro lato il lavoro di filiera a livello giovanile è dispendioso e richiede tempo e competenze. Dunque doverlo remunerare adeguatamente, non è certo un’eresia. Ma con il calo dell’ammontare dei prestiti, per molte società che hanno puntato forte sulla valorizzazione (anche altrove) dei giovani, si ridurrà il budget.
 Vivai da riavviare – Ma il vero punto per quanto riguarda il calcio dilettantistico è proprio questo: al netto della questione riguardante le riaperture scolastiche, i vivai vanno salvaguardati per una questione sociale. Troppi ragazzi rischiano di non poter più praticare lo sport che più amano. Anche la sopravvivenza delle società dipenderà dagli aiuti del Governo a qualcosa che non è il capriccio di qualche presidente o dirigente, ma un vero collante sociale come lo sport giovanile.
 Poca chiarezza sui protocolli – Probabilmente la vera pietra angolare della questione: forse la soluzione verrà trovata con molta calma grazie anche a quello che sembra essere – si spera – un arretramento del Covid. Ma, ad oggi, riaprire il centro sportivo, per presidenti e dirigenti, è un rischio da non correre per nessuna ragione al mondo.