Calcio dilettanti – Il personaggio: Dino Barbi

Dino Barbi
Dino Barbi

SAN BENEDETTO PO Sfoglia l’album dei ricordi Dino Barbi, per tante stagioni patron della Sambenedettina, il “pres” per eccellenza a San Benedetto, che qualche anno fa dalla Seconda categoria raggiunse la Promozione con Andrea Osti  allenatore. Barbi è stato anche il primo a credere nelle qualità di Kevin Lasagna, oggi stella dell’Udinese e nazionale azzurro. «Aveva testa e passione – ricorda -, le qualità tecniche non gli sono mai mancate, lo portai io al Chievo. Dissi a tutti che sarebbe arrivato in Nazionale: nessuno mi credeva, ma Kevin ce l’ha fatta. Una volta mi disse che il suo sogno era quello di voler fare un gol all’Inter, quel sogno si è avverato, ora gli manca solo la consacrazione in una big. Quella giusta potrebbe essere l’Atalanta, chissà».
Barbi è da qualche anno fuori dal giro, ma del calcio ha nostalgia: «Mi manca tutto: la settimana che precede la gara, la partita stessa, lo stare insieme ai ragazzi, all’allenatore, ai tifosi. Di recente mi hanno contattato San Lazzaro e Suzzara: li ringrazio, ma lontano da San Benedetto Po non avrei stimoli e motivazioni, il mio obiettivo è quello di ritornare a far calcio nel mio paese: stanno sistemando l’impianto, vedremo cosa accadrà in futuro. Se ci sarà la possibilità rientrerò ben volentieri. Sarei disposto a dare un concreto supporto a chi volesse fare calcio in paese. Ma ora l’importante è riprendere l’attività dopo il Covid , specialmente le giovanili». I ricordi più belli del Barbi patron sono quelli legati alla sua Sambenedettina, un miracolo a tinte gialloblù: dalla Seconda alla Promozione. «Ricordi belli e indelebili, nessuno si aspettava che la Samb potesse centrare quei traguardi, eppure ci siamo riusciti. Per problemi extracalcistici mi dovetti fermare, con mio grande dispiacere. Non posso dimenticare lo spareggio di Roncoferraro con l’Ostiglia per la promozione in Seconda categoria, in un impianto gremito in ogni ordine di posti: riuscimmo a spuntarla per 1-0. Una grande emozione, anche questo è un ricordo che non si può di certo cancellare, fa parte della storia calcistica di San Benedetto Po».