Calcio – Il Mantova e non solo: un coro di no al ritorno della C2

Setti, Masiello e Pecchini
Setti, Masiello e Pecchini

MANTOVA Una Serie C divisa in due categorie, per permettere alle società di reggere meglio l’onda d’urto post-coronavirus. L’idea da qualche settimana balena nella testa del presidente della Lega Pro  Francesco Ghirelli, su suggerimento del numero uno della Figc  Gabriele Gravina. Un’idea che rimanda alla vecchia distinzione tra C1 e C2 o a quella più recente tra Prima e Seconda Divisione. Nel nostro caso avremmo un girone “élite” professionistico; e due gironi inferiori semi-professionistici, dunque maggiormente sostenibili grazie agli sgravi fiscali. Un vantaggio, questo, che verrebbe annullato dagli elevati costi per le lunghe trasferte; e, a maggior ragione in questa fase, dai ridotti o addirittura nulli incassi del botteghino (il blasone delle partecipanti non sarebbe dei più allettanti).
L’idea, in effetti, sta raccogliendo ben pochi consensi. Il Mantova, per bocca del presidente  Ettore Masiello e del vice  Gianluca Pecchini, l’ha già bollata come impraticabile: perchè necessita di tempo e perchè le misure utili al calcio in questo drammatico momento storico sono altre. Va detto che il Mantova parla da parte in causa che certo, finendo nella cosiddetta C2, guadagnerebbe ben poco da una simile riforma. Ma, come detto, nella cerchia dei contrari l’Acm è tutt’altro che sola. Giusto ieri sull’argomento si è espresso lo storico presidente-allenatore della Virtus Vecomp  Luigi Fresco: «Io credo che non si possano fare delle riforme in così poco tempo – ha detto a  notiziariocalcio.com – , si rischia di arrivare ad una situazione di confusione totale. Per me bisogna continuare con i tre gironi: creando la C d’élite, si andrebbero a retrocedere di un gradino ben 40 squadre, e la nuova categoria sarebbe un bagno di sangue per tutti». Come Mantova e Vecomp la pensano decine di altre società che troverebbero posto nella nuova C2.
Un altro parere contrario, sicuramente autorevole, viene dall’ex presidente della Serie C  Mario Macalli: «Il calcio italiano – ha dichiarato a  Tmw Radio – non regge più queste 60 società. Bisogna fare le riforme e invece hanno inventato un girone di élite e due gironi di semi-professionismo, che sarebbe la tomba per questa categoria. Ripristinare la C2: questo è l’errore fondamentale. Parliamoci chiaro: una squadra di Serie D, con cinque allenamenti la settimana e gente che prende 100mila euro, è davvero dilettante? Il dilettante deve fare il dilettante, non il professionista di terzo livello. C2 significa indebitare e alimentare il nero».
La proposta, comunque, è sul tavolo della Lega Pro e potrebbe essere affrontata già nell’Assemblea di giovedì prossimo. Da qui a vederla in pratica alla ripresa del campionato, il passo è lunghissimo.