Calcio Serie C – Pilati torna a casa: “Mantova, la mia doppia sfida”

MANTOVA Si è fatto attendere, ma alla fine è arrivato. O, per meglio dire, è tornato.  Alessandro Pilati è l’ultimo colpo di mercato del Mantova. Ventun anni compiuti a marzo, mantovano doc, aveva già frequentato il vivaio biancorosso prima di passare al Sassuolo. Con gli emiliani ha completato la trafila delle giovanili, per poi essere girato in prestito all’Imolese, dove lo scorso anno ha totalizzato 22 presenze e un gol. Ora la seconda avventura virgiliana (sempre in prestito dal Sassuolo).
 Alessandro, com’è tornare a casa?
«Piacevole. Questa è la mia città e in questa società sono cresciuto».
 Di te si parlava da settimane, ma l’annuncio non arrivava mai…
«Bisognava aspettare che tutti i passaggi burocratici si completassero. In realtà, già lunedì ho cominciato ad allenarmi col Mantova».
 E ti sei subito fermato per un problema alla caviglia: c’è da preoccuparsi?
«No, nulla di grave. Per qualche giorno lavorerò in piscina, ma già dalla prossima settimana conto di tornare a Villafranca».
 Cosa ti ha convinto a tornare al Mantova?
«Tra le opportunità che avevo, questa è la più ambiziosa. E poi per me è una doppia sfida: far bene nella squadra della mia città. È un orgoglio e un onore tornare a vestire questi colori».
 Raccontaci della tua esperienza precedente all’Acm…
«Sono entrato nel 2009, avevo 9 anni. Mi aveva scelto il “comandante” Cortesi, allora responsabile delle squadre più piccole. Al timone del Mantova c’era ancora Fabrizio Lori. Sono rimasto fino al 2016».
 Poi sei passato al Sassuolo: che esperienza è stata?
«Molto formativa. Tieni conto che a Mantova abitavo in corso Vittorio Emanuele, quindi sia per andare a scuola che per andare a giocare a calcio mi bastava uscire di casa cinque minuti prima. A Sassuolo è cambiato tutto. È stata la mia prima esperienza fuori casa, a 16 anni. Mi ha forgiato».
 C’è un giocatore del Sassuolo da cui hai attinto?
«Gian Marco Ferrari, che gioca nel mio stesso ruolo. Quando mi allenavo in prima squadra lo “studiavo”».
 E arriviamo all’Imolese…
«Altra esperienza importante. Era il mio esordio in prima squadra. Ho disputato un buon girone d’andata, poi purtroppo mi sono fatto male al ritorno. Uno stiramento all’adduttore, niente di che. Però ho dovuto saltare parecchie partite e, quando sono rientrato, ho faticato a riprendere i ritmi. Comunque è stata una bella avventura, che mi ha fatto crescere sia sul piano tecnico che in carattere e personalità».
 Hai già sostenuto un paio di allenamenti col Mantova: che impressione ti ha fatto mister Lauro?
«È uno con le idee chiare. Ho avuto l’impressione di una persona decisa e determinata, che sa il fatto suo».
 Conosci qualcuno dei tuoi nuovi compagni?
«Ho incrociato Checchi a Imola, ma solo una settimana, prima del suo trasferimento al Mantova. E poi conosco Federico Tosi. In generale mi è parso un bel gruppo, unito».
 Con quali obiettivi ti approcci alla nuova stagione?
«Cercherò di dare il meglio. Come dicevo, Mantova rappresenta per me una doppia sfida. Sono qui per vincerla».