Calcio Serie D – Adorni: “Grazie Mantova. Dalla curva Te un gesto indimenticabile”

Federico Adorni
Federico Adorni

Mantova Giorgi che segna il primo gol in biancorosso o Scotto che tocca quota 18? Nessuno dei due. L’uomo della domenica in casa Mantova è il portiere  Federico Adorni. Di lui han parlato tutti a fine partita: presidente e vice, allenatore e ds. A portarlo sotto i riflettori sono stati i tifosi, che a fine gara l’hanno chiamato sotto la curva per incoraggiarlo dopo i due svarioni del match precedente. Un bel gesto apprezzato da tutti, giocatore in primis.
 Non possiamo che partire da lì, vero Federico?
«È stato molto emozionante. Un momento bellissimo che non mi aspettavo e che ricorderò per tutta la vita. Non ho nemmeno tante parole da dire, devo solo ringraziare tutti. Dal primo all’ultimo».
 Quando ti sei accorto che chiamavano proprio te?
«Stavo uscendo dal campo e mi si è avvicinato Lisi: “Guarda che ti chiamano”. Ho passato due secondi di paralisi mentale, non ci credevo. Poi ho realizzato e sono andato. Che dire? Spero di ricambiare con tante belle partite, fino alla fine».
 Dopo il fischio finale dell’arbitro hai baciato più volte il pallone che avevi tra le braccia. Cosa c’era in quel gesto?
«Quel pallone era il mio riscatto. L’avevo abbrancato con un’uscita alta, anche rischiosa perchè poteva essere un’occasione da gol per la Sammaurese e noi da qualche minuto eravamo in sofferenza. Per questo dopo il fischio finale mi sono lasciato andare in quel modo».
 Con che stato d’animo sei sceso in campo dopo gli errori di Desenzano?
«Ero sereno. Avevo già superato tutto, grazie all’aiuto dei compagni, di mister Brando, del preparatore Infanti, del direttore e di tutti quelli che mi hanno dato una mano. Gli errori fanno parte del gioco, lasciarseli alle spalle è un segnale di forza».
 Qual è il consiglio più prezioso che hai ricevuto tra il match con la Calvina e quello con la Sammaurese?
«Mi hanno fatto enormemente piacere, anche perchè non me li aspettavo, i messaggi che Scotto, Guccione e Righi mi hanno mandato su whatsapp. E poi le parole di Infanti, che mi ha raccomandato di stare sereno: sbagliano i portieri esperti in Serie A, figuriamoci se non può capitare a un ragazzo di 19 anni in D».
 Che rapporto hai con Athanasiou, l’altro portiere?
«Eccezionale. Siamo in camera insieme ed è uno dei miei migliori amici. Con nessun altro portiere ho avuto un rapporto così stretto».
 Che bilancio puoi tracciare finora della tua esperienza a Mantova?
«Mi trovo benissimo con tutti, in piena armonia con i compagni, lo staff e l’ambiente in generale. Non vedo l’ora di vedere cosa mi riservano i prossimi mesi. Ho letto che il Mantova ha in cantiere la costruzione di un centro sportivo: questo è un motivo d’orgoglio per la società e io sono orgoglioso di far parte di un club così ambizioso. È una responsabilità, ma anche un’opportunità per crescere. Meglio qui in D che in qualsiasi altra anonima società in C».
 Sei cresciuto nel Parma, ma nel tuo curriculum c’è anche la Roma: come ci sei finito?
«È stato Bruno Conti a portarmi là, dopo il fallimento del Parma. Ci sono rimasto due anni ed è stata un’esperienza formativa fondamentale per me».
 Domenica il Mantova affronterà il Lentigione a Sorbolo…
«Una specie di derby per me, visto che sono di Torrile. Sarà un match difficile, su un campo piccolo e in sintetico. Bisognerà rimanere concentrati fino alla fine, guai a soffrire come con la Sammaurese».
 Con 7 punti di vantaggio si può stare tranquilli?
«È un buon gap. Ma il Fiorenzuola non mollerà, quindi dobbiamo restare sul pezzo».
 Dove ti vedi in futuro?
«Intanto mi concentro sul finale di stagione. Il mio cartellino è del Parma, ma se il Mantova volesse tenermi rimarrei volentieri. Certo non dipende da me».