Calcio Serie D – Fiorenzuola e Vigor come il Mantova: “Ridicolo pensare di tornare in campo”

MANTOVA Dopo il rugby e (in parte) la pallavolo, anche il basket ha gettato la spugna, dichiarando chiusa la stagione 2019-20. Il calcio invece, col suo gigantesco giro di interessi, non molla. Ai piani alti – a maggior ragione ora che la curva dell’emergenza sanitaria sembra in discesa – ancora confidano di portare a termine i campionati. Almeno in Serie A e B. Per la C appare già più difficile. Per la D proibitivo, per non dire pericoloso. Il Mantova si è già esposto con tutte le massime cariche dirigenziali: dall’azionista di maggioranza  Setti al presidente  Masiello, dal vice  Pecchini al ds  Righi. Tutti concordi nel sostenere l’impossibilità a ripartire. Dello stesso parere, come ha riportato il  Giornale di Brescia, sono i presidenti delle quattro società bresciane compagne di girone dei biancorossi:  Marai (Calvina),  Bianchini (Ciliverghe),  Belotti (Franciacorta) e  Cocchi (Breno). A questo già nutrito e significativo gruppetto si aggiungono ora due club piacentini, che la  Voce ha contattato ieri: il Fiorenzuola e la Vigor Carpaneto.
«La ripresa è un’utopia – spiega a nome della società il consigliere del Fiorenzuola  Luca Baldrighi – . Non ci sono le condizioni di sicurezza per i tesserati e gli addetti ai lavori. Senza contare che i giocatori non si allenano da troppo tempo e necessiterebbero di 2-3 settimane prima di tornare in campo. Ma a quale rischio dovrebbero farlo? Non scherziamo. E il pubblico? C’è chi suggerisce di giocare a porte chiuse, ma in D sarebbe avvilente. Senza incassi, e con le aziende che fanno da sponsor in crisi, verrebbero meno le principali fonti di sostentamento dei club di Serie D. Meglio per tutti finirla qui: due terzi del campionato si sono disputati, quindi congeliamo le classifiche e pensiamo all’anno prossimo. Noi ci teniamo il nostro bel secondo posto e il Mantova, che ha meritato di vincere il campionato, va in C». Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente della Vigor  Giuseppe Rossetti: «Mi appello al buon senso della Federazione – dice – . Cosa facciamo, ripartiamo a giugno giocando a 30 gradi dopo 4 mesi di stop? E se il virus torna indietro e contagia qualche giocatore, sospendiamo di nuovo tutto? Io per primo non mi perdonerei un’eventualità simile. Suvvia, non cadiamo nel ridicolo. In questo momento le priorità sono altre che non la ripresa del campionato. E qualcuno in Federazione dovrebbe capirlo. Le aziende sono in crisi, senza incassi e sponsor le società fanno fatica a sostenere determinate spese. Non c’è nemmeno lo spirito per tornare in campo. Siamo seri: continuare a sperare in una ripresa è assurdo». Insomma, il fronte è sempre più compatto: si attendono segnali dall’alto.