Calcio Serie D – Garzon: “Impaziente di tornare a Mantova per la doppia festa”

Gianluca Garzon
Gianluca Garzon

CARPI Nell’ultima chiacchierata, risalente a un mese fa, avevamo lasciato  Gianluca Garzon impegnato a riguardarsi nelle vecchie partite del Reggiolo. «La quarantena si è allungata e ho finito anche quelle – dice ora l’allenatore del Mantova, blindato a Carpi con moglie e figli – . Nel frattempo ho messo a posto la casa. E continuo a sentirmi con Cuffa, lo staff e i giocatori».
 In cosa consistono questi incontri virtuali?
«Ci colleghiamo via Zoom e facciamo sedute di allenamento, gare di addominali e flessioni, insomma tutto ciò che ci aiuta a mantenere alto il morale. E parliamo tanto».
 Non dev’essere facile per i ragazzi…
«In effetti sono tutti dispiaciuti per la situazione. Ma devo dire che si stanno impegnando. Anche se sappiamo che tornare in campo sarà impossibile».
 Quali i motivi principali?
«Innanzitutto i protocolli sanitari, già impossibili da seguire in C, figuriamoci nel nostro campionato. E poi: chi si prende il rischio di andare a giocare a Lodi, a Crema, nel Piacentino, ovvero le zone più colpite dal virus? Nemmeno da pensare».
 Dunque?
«Mettiamoci alle spalle questa stagione. Ora le società vogliono certezze per il futuro e chi comanda dovrebbe comprendere bene questa esigenza».
 Si dice che il Mantova sia con un piede e mezzo in C…
«Mi sembra il minimo sindacale. La classifica è sufficientemente delineata, il Mantova e le altre battistrada hanno compiuto investimenti di cui non si può non tener conto. Piuttosto c’è dell’altro a preoccuparmi».
 Ovvero?
«Leggo dell’idea di ripristinare due categorie di Serie C. Non mi sembra una buona cosa e non credo sia nemmeno necessario. Molte società forse non riusciranno ad iscriversi e per raggiungere quota 60 può darsi ci sia bisogno di ricorrere perfino ai ripescaggi dalla D, altro che due serie distinte».
 Qualcuno dice che il Mantova potrebbe perdere la C solo se si ritornasse in campo…
«Anche questo lo escludo. Sono sicuro che, qualora si tornasse a giocare, i ragazzi troverebbero immediatamente gli stimoli che avevano prima dello stop».
 Come si ripartirà dopo questa tragedia?
«Fino a quando non avremo il vaccino, penso che la nostra vita non sarà quella di prima. Cambieranno i comportamenti, le abitudini. Ci vorranno nuovi accorgimenti per stare in mezzo alla gente».
 E per il calcio?
«Il Mantova ha spalle larghe. Ma tante altre società, già adesso, vivono grossissime difficoltà e vanno sostenute. Così come i tanti ragazzi delle nostre categorie, che non possono certo contare su stipendi da nababbi. Ecco, voglio sperare che questo terribile periodo serva a ripensare anche il “sistema calcio”».
 Qual è il futuro di Garzon?
«Io sono a disposizione del Mantova e accetterò di buon grado ogni scelta. Se dovessi rimanere, mi piacerebbe continuare a lavorare con lo staff attuale. Sarebbe bellissimo, perchè con Mantova ho maturato un legame del tutto particolare, mai vissuto da nessun’altra parte».
 Intanto ha già deciso cosa farà appena finita la quarantena?
«Appena sarà possibile verrò a Mantova. Ho voglia di rivedere lo staff, la dirigenza, i giocatori. E di festeggiare due volte: la fine dell’emergenza e la promozione».