Calcio Serie D – Righi: “Mantova, parola d’ordine: positività”

Il ds Emanuele Righi
Il ds Emanuele Righi

MANTOVA «Che succeda a marzo o all’ultima giornata col Breno, poco importa: c’è un campionato da vincere e stiamo lavorando tutti per questo». Il ds del Mantova  Emanuele Righi rompe il silenzio e si offre per commentare il controverso momento dei biancorossi, reduci dalla prima sconfitta in campionato ma primi con 7 punti di margine sul Fiorenzuola.
 Direttore, partiamo dal ko col Franciacorta…
«Da molti mesi non provavamo questa sensazione e ne avremmo fatto volentieri a meno. Detto questo, siamo stati condannati dagli episodi e da una prestazione al di sotto delle altre. Serenamente abbiamo archiviato questo passaggio a vuoto, senza fare drammi. Certo dispiace, questo sì».
 Non ha mai avuto occasione di esprimersi sull’esonero di Brando: cosa ne pensa?
«L’esonero di Brando è stato un dispiacere e una sconfitta per tutti. È una decisione presa dal presidente e che esula da ragioni tecniche, perchè nessuno mai si sognerebbe di allontanare un allenatore primo in classifica. Alla base ci sono motivazioni evidentemente extra campo. La scintilla tra allenatore e ambiente non è scattata, ma tutto questo Masiello l’ha riassunto bene quando ha comunicato la scelta».
 Perchè affidarsi a Garzon e Cuffa?
«È stata una scelta naturale e, a mio modo di vedere, corretta. Non c’era bisogno di scossoni a livello mentale o tecnico, anzi c’era bisogno di continuità con il lavoro iniziato a luglio. Per questo abbiamo optato per Gianluca e Matias».
 Ma i risultati non vi stanno premiando…
«Siamo primi con 7 punti di vantaggio sulla seconda, direi che siamo in linea con l’obiettivo finale. Il campionato si vince a patto che tutte le componenti credano in questo sogno con “positività” (Righi scandisce bene la parola,  ndr). Questo è il momento della positività. Ci saranno ancora delle difficoltà, ma questo è normale. Dalle mie parti, quando si vedono i fantasmi, si parla di “psicodramma al ragù”. Ecco, non c’è ragione di fare drammi. Ci faremmo solo del male. E poi vorrei spezzare una lancia».
 Prego…
«La spezzo in favore di Masiello e Pecchini, che stanno vivendo questa fase con grande coinvolgimento e sofferenza interiore. Anche per questo, a chi vuole criticarci dico: prendetevela pure con me e sarò ben lieto di tutelare la squadra. Ma lasciate stare presidente, vicepresidente e giocatori».
 Come vede la partita di domenica con il Fanfulla?
«È una tappa di avvicinamento a quello che vogliamo. Dovesse andar bene, sarebbe una svolta importante. In caso contrario, accetteremo serenamente il verdetto e continueremo a lavorare consapevoli che il campionato non si vince a febbraio. A me interessa andare in C, anche all’ultima giornata se non fosse possibile prima. L’importante è che tutte le componenti spingano per questo obiettivo».
 Sei partite su 10 in casa: la Serie C passa dal Martelli?
«Passa dallo spogliatoio e dal campo del Centrale Te. Credo ai valori morali e tecnici del nostro gruppo, che con la spinta della città possono rappresentare la chimica giusta per vincere il campionato. Siamo un blocco monolitico: presidente, vicepresidente, allenatori, giocatori. Questa è la nostra arma. Tutti vogliamo lasciare questa categoria. Diventiamo letali se la nostra gente accetta anche prestazioni meno brillanti. Ripeto: ci vuole positività. In caso contrario, il vantaggio di essere una città appassionata e innamorata della propria squadra può tramutarsi in uno svantaggio».
 L’ingresso in società di Bogarelli può dare nuovo slancio al Mantova?
«È una domanda che va rivolta ai soci, non a me. Io sono molto sereno perchè da quando sono a Mantova nessuno mi ha mai fatto mancare nulla. Quello che accade in società è la conferma della serietà delle persone coinvolte».