Atletica – Marani si ritira: “Lascio senza rimpianti. Ho avuto una bella carriera”

MANTOVA Sabato sera l’ultima gara sui 200 m a Merano, in cui ha conquistato il secondo posto con 21.23. Solo il sudafricano Ferns ha tolto al velocista mantovano Diego Marani la gioia dell’ultima vittoria. Ora per l’ex azzurro, 31 anni, di Gazoldo, la scelta di appendere le scarpette al chiodo dopo 15 stagioni passate in pista, con l’apice dal 2012 al 2014 con Olimpiadi, due finali europee e due titoli italiani. «A Merano ho ottenuto il miglior risultato della stagione – afferma Marani – Chiudo quindi in modo dignitoso una carriera per me molto positiva. Sono soddisfatto di quello che ho fatto negli anni. Ripensamenti visto il crono? No, anche perché io ho fatto l’atletica vera ed essere adesso un atleta mediocre non fa per me, non mi dà soddisfazione. Anche perché alternare lavoro e allenamenti non è facile». E non resterà nemmeno in questo mondo. «Io tecnico? Assolutamente no. Mollo tutto senza rimpianti. Penso che le scelte che ho fatto siano state corrette per la mia carriera. Tornerò sul campo qualche volta perché lì ho ancora tanti amici ma ho intenzione di abbandonare. Basta così. Inizia per me un nuovo capitolo: mi dedicherò al lavoro. Dopo tanti anni in giro, a Roma, a Torino, sono rientrato a casa». Ha un impiego a Mantova, dove è tornato in modo permanente l’anno scorso, in ufficio in Guardia di Finanza, dopo aver militato per diversi anni proprio nelle Fiamme Gialle. Saluta quindi uno sport che tanto gli ha dato, ma che di certo non gli ha risparmiato momenti davvero difficili, come quello dell’infortunio nel 2015. «I ricordi più belli sono le finali europee, soprattutto quella di Zurigo dove ho fatto il personale (20.36, quinto italiano di sempre), le Olimpiadi di Londra da riserva, i Mondiali, i due titoli italiani e quelli con le staffette. E prima tanti successi a livello giovanile, come il bronzo juniores a Novi Sad. Nel 2015 stavo andando fortissimo, si preannunciava un’altra stagione ad alti livelli come quella che mi aveva portato a Zurigo, ma con la Nazionale durante un raduno di un mese in Florida ho avuto un infortunio all’adduttore. Non è stato curato per niente bene e l’anno dopo ho avuto una recidiva e poi ancora un’altra. Questo ha inficiato il resto della mia carriera». Gli ultimi anni sono stati in effetti travagliati, sempre alla ricerca della condizione e dei tempi consoni al suo livello. Vi sono stati il trasferimento a Torino e la separazione temporanea dal suo tecnico Giovanni Grazioli, marito dell’allenatrice Simona Parmiggiani che scoprì il talento di Diego a scuola quando ancora preferiva il calcio; poi nel 2020 (con nel mezzo il lockdown) il ritorno a Mantova e alla Riccardi Milano, in cui aveva già militato, dopo la Libertas, dal 2009 al 2011 prima di passare alle Fiamme Gialle. E in maglia verde nell’ultimo anno si è ritrovato. «Nei mesi più duri della pandemia sono stato quattro mesi in caserma a Roma in Guardia di Finanza senza poter tornare a casa. E’ stato un colpo psicologico pesante per me. Poi mi sono ripreso, ho trovato il mio equilibrio, anche con il lavoro, tanto che sono tornato sui 21.30, che non correvo da tre anni». Una carriera nata quasi per caso, quando ancora giovanissimo giocava a calcio. «Ho fatto per 11 anni il calciatore, poi a 17 anni ho provato l’atletica e senza fare troppa fatica ho vinto il titolo italiano Allievi. Visti i risultati ho capito che la velocità forse poteva fare per me. Quando ho deciso di smettere? A inizio anno volevo vedere se riuscivo a conciliare allenamenti, lavoro e risultati. Non è stato facile. Ho parlato con il mio tecnico Grazioli e ha rispettato la mia scelta. Cosa mi mancherà? Le sensazioni delle gare, ma non gli allenamenti».
Cristiana Castellani