MANTOVA Sebastien De Maio, segni particolari: almeno tre. È il giocatore più “vecchio” della rosa del Mantova (classe 1987, precede di un paio di mesi Burrai); è l’unico straniero (francese di Saint-Denis); è uno dei pochi a non essere sceso in campo nelle prime quattro gare di campionato. Possiamo aggiungere che è anche quello col palmarès più prestigioso, come certificano le quasi 200 presenze in Serie A. Insomma, non uno qualunque. Tocca a lui questa settimana raccontarsi e raccontare del Mantova, a pochi giorni dalla ripresa del campionato.
Sebastien, complice l’infortunio di Redolfi, sabato a Bari potrebbe toccare a te…
«Questo non lo so, vedremo. C’è anche Solini che può ricoprire quel ruolo, deciderà il mister. Se accadrà sarò pronto».
Ti manca il campo?
«Sempre. Come ad ogni calciatore che non gioca. Io comunque accetto le scelte del mister: prima di ogni aspetto individuale c’è il bene della squadra».
Sei considerato uno dei “leader massimi” dello spogliatoio: ti ci ritrovi in questa definizione?
«Io sono venuto a Mantova per dare una mano, che sia dentro o fuori dal campo. Qui ci sono tanti giovani in gamba e penso che un consiglio da chi come me ha tanta esperienza non guasti».
Con loro usi di più il bastone o la carota?
«Sempre la carota».
Nel gruppo hai ritrovato lo stesso spirito vincente della scorsa stagione?
«Quando si affronta un campionato l’entusiasmo deve esserci. E in questo Mantova c’è. Tenete conto che molti ragazzi affrontano la B per la prima volta e lo stanno facendo bene».
Quattro partite e 7 punti conquistati: bottino soddisfacente?
«Per una neopromossa direi un bellissimo inizio. Forse potevamo conquistare almeno un punto con la Juve Stabia, ma tutto sommato va bene così».
È un Mantova che può dire la sua anche in Serie B?
«Ne sono convinto. È un Mantova che gioca come ha sempre giocato. Ovviamente ci si deve adattare meglio alla categoria, ma le premesse sono buone».
Dove vedi i maggiori margini di crescita?
«Non entro in questioni tecnico-tattiche. Dico nella consapevolezza che in B ci possiamo stare».
Anche Sarri ha pubblicamente elogiato Possanzini. È così impegnativo apprendere il calcio del mister?
«Non è difficile. Però ci vuole tanta attenzione. Bisogna guardare, ascoltare, imparare».
Sabato si ricomincia da Bari…
«Il Bari viene da una stagione negativa e non ha iniziato bene neppure questo campionato. Ci aspetta una partita complicata, in un ambiente caldo. Non mi fido. La sosta, poi, è una variabile in più».
Temi Kevin Lasagna?
«È stato mio compagno di squadra all’Udinese. Giocatore di grande qualità e di livello superiore. Sì, è da tenere d’occhio».
Per concludere: cosa farà De Maio quando smetterà di giocare?
«Non lo so, anche perchè non ci sto pensando. Mi sento ancora un calciatore».