MANTOVA Inutile negarlo, per la tornata delle regionali del 12-13 febbraio l’attenzione si concentra sull’esito elettorale dei Fratelli d’Italia, i grandi avvantaggiati nei sondaggi. Le attese sono note da settimane: con una percentuale prossima al 30%, che ne farebbe il primo partito della Lombardia, i tricolori virgiliani contano di portare al Pirellone un consigliere certo. Forse due, a seconda dei difficili computi ad oggi impossibili da calcolare, data la complessità del sistema di ripartizione e dei resti. In ogni caso, nel complesso del consiglio regionale, Fd’I aspira a occupare 27 seggi sui 60 disponibili.
Ma c’è un “dietro le quinte” su cui stanno ragionando in casa Fd’I, e che accrediterebbe chances di successo pieno, portando in Regione entrambi i candidati di punta. Rumors più che attendibili infatti parlano di una manovra romana dovuta al ministro Lollobrigida durante la sua recente visita mantovana. Recependo le istanze del comparto agricolo, sarebbe stato lo stesso ministro a farsi garante di un assessore mantovano a Milano. E negli stessi disegni della leader Giorgia Meloni ci sarebbe la volontà di offrire corsie preferenziali nelle cariche assessorili a personalità che già abbiano avuto cariche amministrative negli enti locali. Come dire che il nome del capolista Alessandro Beduschi, in tal senso, si porrebbe per automatismo in corsa per quel dicastero agricolo che in Regione già fu occupato da un altro mantovano, il leghista Gianni Fava.
Viene da sé che questa cooptazione renderebbe tutta in discesa la strada per la seconda favorita dai pronostici, Paola Bulbarelli, che avrebbe accesso al consiglio regionale anche in caso di non diretta elezione.
Ma non finiscono qui le indiscrezioni (e tutte autorevoli, s’intende, e degne di essere riferite con dignità di cronaca). La narrazione di partito offre anche un’alternativa alla designazione di Beduschi, ed è quella di un volto noto al Pirellone: da Crosetto a La Russa corre il tifo per togliere Carlo Maccari dai seggi dei deputati meloniani, per assegnargli nientemeno che l’assessorato regionale più pesante: quello alla sanità, che gestisce circa l’80% del bilancio della Lombardia.
Nel caso che questo progetto dovesse trovare concretezza, Maccari dovrebbe dimettersi dal Parlamento, lasciando il posto al primo dei non eletti: un deputato cremonese.