CERESE «La musica resta la più forte delle emozioni». Parola di Red Ronnie, giornalista, critico musicale nonché noto conduttore radiofonico e televisivo (meritano una menzione particolare programmi come Bandiera Gialla e Be Bop a Lula su Italia 1 e, successivamente, Roxy Bar su Videomusic), ma soprattutto uomo libero senza fronzoli né timori reverenziali che vuole bene alla musica di qualità. Ne abbiamo parlato con lui dietro le quinte de La Notte delle Stelle, il concertone di fine estate andato recentemente in scena a Cerese di Borgo Virgilio.
Red, non è insolito ritrovarti nelle vesti di conduttore in un concerto di piazza?
«Effettivamente lo è, ma l’amico Gianni Dall’Aglio è riuscito a convincermi. E poi iniziative come queste fanno bene alla musica».
Come ti spieghi che ogni anno questa serata dedicata alle canzoni del passato riesca sempre a fare il tutto esaurito?
«Perché parliamo di artisti che sanno cantare e di canzoni che nonostante lo scorrere degli anni continuano ad emozionare. Pezzi rimasti nell’immaginario collettivo, dietro alle quali c’è preparazione, passione e gavetta».
Ne esce un paragone impietoso con quello che ci viene propinato oggi che contribuisce ad allargare ulteriormente quella frattura generazionale in atto da anni.
«Chiariamolo: quella di oggi non è musica. È un insieme di suoni, spesso nemmeno gradevoli, e che per giunta fanno male all’udito. Ma evidentemente deve andare bene così.
Una stroncatura senza appelli.
«Il concetto di fondo è che hanno scientemente tolto importanza alla musica, e infatti si parla del culo di Elodie o del bacio che quei due si sono dati a Sanremo (il riferimento è al siparietto che aveva coinvolto Rosa Chemical e Fedez, oggetto di critiche polemiche a non finire, ndr). Eccessi fini a sé stessi che non portano a nulla, ma che servono alla vasta platea per portare argomenti extra musicali su cui discutere il giorno dopo».
Pensi che a questo declino abbiano contribuito anche i talent show?
«I talent show soffocano la musica, contribuiscono ad ucciderla, perché sono il modo più comodo per sfruttare i giovani e farci soldi sopra. D’altronde è il “sistema” a spingere sulla strada di creare artisti “usa e getta”, che pur di apparire si prestano a queste gare di karaoke in prima serata e firmano di tutto. E questo impedisce ai talenti veri di emergere e andare avanti».
Uno scenario desolante, quasi come l’inflazione progressiva di rapper e trapper…
«Roba francamente inascoltabile, mentre – per dire – quando, come abbiamo visto a Borgo Virgilio, sale sul palco Michele e intona “Se mi vuoi lasciare” (brano del 1963, ndr) ancora oggi si alzano in piedi a cantarla, e non parlo solo della generazione degli anni 60».
Qual è la soluzione per chi crede ancora in certo tipo di musica?
«C’è bisogno di tornare ai contenuti, e chi ha qualcosa da trasmettere lo faccia suonando e facendosi conoscere dal vivo».
Matteo Vincenzi