EST MANTOVANO/SORGA’ – Il fantasma del car fluff torna ad aleggiare sul territorio. La riprova si è avuta l’altra sera durante il consiglio comunale di Sorgà, dove metà dei punti all’ordine del giorno verteva sull’ormai nota discarica di rottami da demolizioni di auto che avrebbe dovuto sorgere in località Pontepossero, a poche centinaia di metri dal confine con il Mantovano, ma che lo scorso 7 gennaio il Tar del Veneto aveva bocciato. Partita chiusa? Non proprio, poiché la ditta proponente – Rmi/Rmb – avrebbe richiesto al tribunale amministrativo di riesaminare il provvedimento, passo propedeutico per farsi sotto con un nuovo progetto.
La prima mozione in discussione è stata quella del consigliere Greta Rasoli (La forza che lega Sorgà), che ha proceduto con l’excursus della vicenda che va avanti dal 2019: «Ricordo che il consiglio di allora si era espresso contrariamente, senza alcuna riserva, cominciando quella lunga battaglia che ha poi portato all’auspicata sentenza del Tar. È bene ricordare che il risultato scaturì anche a seguito della sinergia amministrativa che attraverso un accordo quadro coinvolse ben 11 enti locali, fra cui i Comuni mantovani di Castel d’Ario, Castelbelforte e San Giorgio Bigarello, oltre alla stessa Provincia di Mantova (quella veronese si accodò in un secondo momento, ndr). Tuttavia quel documento non è stato ancora rinnovato, ed è ciò che chiediamo all’attuale amministrazione, unitamente a tenere come dati oggettivi quelli avvallati dalla sentenza del Tar, passata in giudicato senza ricorso al Consiglio di Stato».
Posizione corroborata da Barbara Tregnago, capogruppo di Alleanza Civica: «Il Tar ha certificato il rischio elevato di contaminazione della falda acquifera e per questo ci aspetteremmo una dichiarazione politica ufficiale di contrarietà a qualsiasi nuovo progetto, seppur modificato rispetto a quello originale, di discarica da parte dell’attuale gruppo di maggioranza». Da Tregnago, quindi, la richiesta di maggiore collaborazione e chiarezza: «Fermo restando che è doveroso prevedere un approfondimento geognostico come strumento di opposizione a un’eventuale istanza di rinnovo, riteniamo si debba fare riferimento sempre alla sentenza del Tar, ovvero il dato oggettivo in nostro possesso, dal quale era stato accertato che un’escursione massima di 0,67 metri».
Dal canto suo il sindaco Paola Bedoni ha ribadito che la battaglia è al momento vinta ma che in ogni caso l’amministrazione continuerà a vigilare sulla vicenda, senza però alcun pregiudizio: «Un’amministrazione ha l’obbligo di muoversi su dati tecnici, per questo abbiamo incaricato un geologo per fare nuove indagini idrogeologiche». E a chi, scorrendo il curriculum della persona incaricata, ha fatto notare che in passato aveva lavorato per Rmi, la prima cittadina ha risposto che non si può metterne in dubbio la professionalità e che non sussiste conflitto d’interessi.
Matteo Vincenzi






































