Pedopornografia, il professore d’inglese resta in carcere

Rimane dietro le sbarre il 38enne Simone Mutti

carcere

MANTOVA L’altro giorno, durante l’interrogatorio di garanzia, aveva ammesso le proprie responsabilità, confermando il fitto scambio di immagini e filmati hard ma specificando però di non aver mai avuto un contatto diretto con gli adolescenti che abbordava via social network. Ieri mattina, a scioglimento della riserva presa in sede di udienza di convalida dell’arresto, il giudice per le indagini preliminari Gilberto Casari ha deciso nei suoi confronti per l’applicazione della misura cautelare in carcere. Dovrà dunque rimanere dietro le sbarre Simone Mutti, il 38enne professore d’inglese di Castiglione delle Stiviere, finito in manette martedì scorso con le accuse di adescamento di minori e detenzione e produzione di materiale pedopornografico. A fronte di quelle dichiarazioni spontanee rese al gip, il difensore dell’insegnate aloisiano, l’avvocato Gaetano Alaia, aveva chiesto per il suo assistito la rimessione in libertà con la disposizione accessoria del divieto a collegarsi a internet o in subordine la misura della detenzione domiciliare. L’uomo fino a tre giorni fa insegnava in un liceo del capoluogo. Le indagini, condotte dalla Squadra Mobile di Mantova, erano scattate circa un mese fa dopo la denuncia presentata da una donna che nel telefono del figlio, liceale minorenne, aveva scoperto chat, dai contenuti a dir poco scabrosi, che il ragazzino intratteneva con un presunto coetaneo. Dai successivi accertamenti investigativi era invece emerso che dietro quel finto profilo, con foto di adolescente, in realtà si nascondeva il 38enne, insegnante nella stessa scuola frequentata dal ragazzino e da molti altri studenti coi quali l’uomo era entrato in contatto. Gli atti del fascicolo verranno ora inviati dagli uffici di via Poma alla procura distrettuale di Brescia, competente in materia per reati di questo tipo. Ma per il docente di lingua straniera questa non era la prima volta; le motivazioni che hanno fatto scattare le manette ai polsi del 38enne sono in pratica le stesse che lo scorso anno gli erano costate un patteggiamento a dodici mesi di reclusione. Reati analoghi certificati da una sentenza passata da poco in giudicato che però fino all’estate 2018, quando l’uomo aveva consegnato la documentazione chiesta per la domanda d’insegnamento al liceo cittadino, non risultava dal suo casellario giudiziario. Anche in quel caso il professore era riuscito ad infilarsi in chat di ragazzini tra i 14 ed i 18 anni in cui si fingeva uno di loro. Una volta carpita la fiducia dei suoi giovanissimi interlocutori aveva iniziato a pilotare le conversazioni fino a convincerli a inviare foto e video con loro stessi protagonisti e dal contenuto inequivocabile.