Forattini (Pd): “Stesse regole a strutture sociosanitarie con ospiti ben diversi: la Regione cambi la delibera minestrone”.

MANTOVA La Regione cambi la delibera minestrone su RSA e strutture sociosanitarie. A chiederlo, a seguito delle audizioni che si sono tenute oggi in Commissione sanità -richieste dal Pd- delle associazioni del settore (Uneba, Arlea, Confocooperative Federsolidarietà lombarda, Fondazione Brescia Solidale onlus e Agespi) è la consigliera regionale Antonella Forattini (Pd).

Con la DGR 3226 del 9/6/2020 la Regione stabilisce nuove regole per le strutture sociosanitarie della Lombardia stabilendo gli stessi obblighi strutturali e gestionali per servizi con ospiti ben diversi tra loro, perché si parla di anziani, di persone anche molto giovani con disabilità psichiche o fisiche, o di persone con fragilità o con problemi di tossicodipendenza. “La delibera- sottolinea Forattini- è inadeguata, come hanno denunciato chiaramente i rappresentanti dei gestori, innanzitutto perché tratta allo stesso modo strutture che sono molto diverse tra loro: una cosa è una RSA con oltre 100 ospiti, un’altra cosa una comunità con 8 o 10 ospiti”.

Ma non solo. “Non si capisce -continua Forattini- perché la delibera obblighi i gestori ad attivare una sorveglianza sanitaria al domicilio di persone che non sono ancora loro ospiti. Questa attività potrebbe essere svolta dalle USCA. Necessario, inoltre, regolamentare meglio la possibilità degli ospiti di incontrare i parenti, ad oggi di fatto vietata dalla delibera, e regolamentare in modo più appropriato attività molto specifiche come quelle delle comunità terapeutiche”.

“Questo senza contare -sottolinea la consigliera dem- che tutte le nuove regole comportano un aggravio dei costi di gestione e non tengono affatto conto che le strutture hanno avuto ingenti extra costi durante la fase acuta dell’epidemia e non potendo contare sulle rette in entrata per la mancanza di ospiti”.

“Ancora una volta- conclude Forattini- la Regione mostra una incapacità di dialogo con il mondo sociosanitario, che avrebbe portato a una delibera migliore, come è avvenuto ad esempio in Veneto e questo senza contare che, ancora una volta, la Commissione sanità non è stata nemmeno sentita sul tema