Accoltellò il nipote, 54enne stangato: 9 mesi di reclusione per tentato omicidio

MANTOVA –  Nove anni di reclusione, anziché sette anni e tre mesi come avanzato in requisitoria dal pubblico ministero Gianlorenzo Francheschini. Questo il verdetto emesso ieri dal collegio dei giudici di via Poma nei confronti di Boujemaa Ajdaa, 54enne bracciante agricolo marocchino finito poco più di un anno fa a processo per il tentato omicidio del nipote suo coinquilino.
Una vicenda quella a lui ascritta, segnatamente risalente alla mattina del primo dicembre 2023 quando, in pieno centro a Rivarolo Mantovano – paese in cui all’epoca i due risiedevano – l’imputato, al culmine di un litigo, aveva dapprima inseguito per strada e quindi ripetutamente attinto a coltellate il parente. Un episodio violento a cui avevano assistito diversi testimoni che, nella circostanza, avevano riferito di aver visto, attorno alle 8,30 in via Avigni, la coppia di stranieri discutere animatamente per poi, il più giovane darsi alla fuga in direzione di via Marconi rincorso e qualche metro dopo raggiunto dallo zio armato di lama che, in preda a una sorta di raptus, l’aveva quindi colpito più volte con una raffica di fendenti sferrati alla rinfusa. L’aggredito, benché con diverse ferite da taglio alle mani a una coscia e alla testa, era in qualche modo riuscito a divincolarsi trovando riparo all’interno di un edificio in via di ristrutturazione. Gli operai del cantiere, alla vista dell’uomo sanguinante, avevano quindi provveduto seduta stante a dare l’allarme. All’arrivo dei carabinieri l’aggressore, rimasto in stato confusionale nelle vicinanze, era quindi stato immediatamente bloccato e arrestato. Per la vittima invece – un 33enne anch’egli lavoratore stagionale nei campi e costituitosi parte civile al giudizio – era invece stato necessario il ricovero d’urgenza all’ospedale di Cremona. Fortunatamente le lesioni da lui riportate nella colluttazione non avevano interessato parti vitali come altresì sostenuto in fase dibattimentale dal consulente medico legale della difesa. In corso d’istruttoria sia la persona offesa che l’accusato avevano sostanzialmente reso la stessa versione sebbene quella del secondo molto più confusa.
«Volevo tornare in Marocco – aveva dichiarato in aula il 54enne – ma avevo fatto un errore con i biglietti. Ho chiesto a mio nipote di portarmi a cambiarli, lui mi ha detto di no, ma non abbiamo discusso. Perché l’ho picchiato?. Non so. Mi sono ricordato dopo che lo avevo colpito con un coltello. Volevo solo un biglietto dell’aereo per tornare a casa». Sottoposto altresì da parte del Tribunale a perizia psichiatrica l’uomo – nel frattempo trasferito dal carcere agli arresti domiciliari – era stato quindi riconosciuto pienamente capace di intendere e di volere al momento del fatto. Da annoverare in suo favore, nel computo edittale della condanna, le decadute aggravanti della premeditazione e della minorata difesa della vittima. Solo una volta apprese le motivazioni della sentenza, con deposito fissato tra 30 giorni, il legale dell’uomo, l’avvocato Filippo Moreschi, provvederà quindi a valutare l’eventuale e molto probabile ricorso in appello.