Aggressione alla Favorita: “Sangue chiama sangue”, spunta l’ipotesi della faida tra fazioni

MANTOVA – Una quindicina di mazzi di fiori accompagnati da un messaggio dal significato inequivocabile e che lascia ben poco spazio a dubbi interpretativi. “Al sangue si risponde col sangue”, poche minacciose parole impresse su un cartello, poi rimosso dagli inquirenti, e riconducibili alla Kanun, la tipica “vendetta del sangue” di matrice albanese. È quanto rinvenuto ieri mattina sul luogo del brutale pestaggio perpetrato, tra giovedì e venerdì scorso nei pressi del centro commerciale “La Favorita”, ai danni di due giovani, uno dei quali poi deceduto a seguito delle gravi ferite riportate al capo. E stando a quanto trapelato sarebbero stati proprio i familiari e gli amici di quest’ultimo, Atilio Ndrekai, il 23enne albanese dichiarato morto sabato sera nel reparto di rianimazione dell’ospedale Carlo Poma, gli autori materiali di tale gesto dal duplice significato, da una parte volto infatti a rendere omaggio alla vittima di quello parso fin da subito come un regolamento di conti sfociato in tragedia e dall’altra, teso a mettere in guardia i responsabili della sua morte, molto probabilmente a loro non sconosciuti. E alla luce di questi ulteriori elementi l’ipotesi della faida tribale tra fazioni opposte pare destinata ad assumere rilevanza sempre più significativa andando così ad implementare il fronte investigativo con i carabinieri del comando di via Chiassi impegnati nel ricostruire i momenti precedenti l’agguato nonchè i contatti intercorsi tra vittime e carnefici, tramite l’analisi dei tabulati e delle celle telefoniche oltre all’acquisizione dei filmati delle telecamere di videosorveglianza installate nella zona del pestaggio. Tra i vari elementi d’indagine sin qui appurati vi sarebbe inoltre la telefonata, confermata anche da alcuni testimoni, dai due ricevuta mentre si trovavano in un bar di Mottella, sulla Legnaghese, con cui qualcuno li invitava a presentarsi nel parcheggio davanti al Bricocenter per sistemare la questione. Ma all’arrivo della coppia sul posto ecco consumarsi invece una vera e propria imboscata senza possibilità d’appello a colpi di spranghe di legno e mazze da baseball. Per quanto concerne invece l’altro ragazzo aggredito restano disperate le condizioni cliniche di Pierfrancesco Ferrari, il 35enne di San Giorgio, ricoverato ancora in prognosi riservata al nosocomio cittadino in coma farmacologico. Nessuna novità infine circa l’esame autoptico sul corpo del 23enne morto ad oggi ancora non disposto dal magistrato di turno.