Alloggi pubblici, l’allarme dei sindacati

MANTOVA Crisi abitativa e questione alloggi pubblici; una legge iniqua e inadeguata, la legge regionale numero 16 del 2016 che ridisegna il quadro, sta per rendere ancora più complicata la situazione per coloro che necessitano di una soluzione simile. Dal prossimo 12 giugno, infatti, i comuni lombardi dovrebbero pubblicare i bandi per le assegnazioni, ma sono nel caos più totale in quanto il regolamento predisposto impone cha la domanda venga effettuata online dalla persona interessata.
A lanciare un accorato grido d’allarme per un tema che coinvolge numerose famiglie anche nel mantovano sono Cgil Cisl e Uil unitamente ai rispettivi sindacati di categoria.
Ieri pomeriggio nella sede della Cisl Asse del Po, a Mantova in via Torelli, a porre l’accento sul preoccupante scenario che si sta configurando vi erano: Leo Spinelli, segretario generale del Sicet Cisl che era affiancato da: Attilio Scalari, Giorgio Bassi e Mauro Bertolini, Donata Negrini, segretaria Cgil Mantova, e con lei vi erano anche: Luisella Gagi, segretaria regionale Sunia Cgil, Gianni Prendin e Enzo Monacelli; per la Uil, invece, erano presenti Paolo Soncini, segretario generale di Mantova, Ferdinando Lioi, componente della segreteria Uil Milano – Lombardia e Enzo Mazzoni dell’Uniat Mantova.
Nei vari interventi proposti il dato che emerge con chiarezza è che legge regionale n. 16 del 2016 abbinata al nuovo regolamento di attuazione approvato lo scorso mese di marzo renderanno più complicato se non impossibile rispondere alle esigenze dei cittadini più deboli.
Traducendo le riflessioni proposte in numeri e calandoli nella provincia virgiliana; esistono nel territorio mantovano 5300 abitazioni pubbliche; di queste 3200 sono gestite da Aler e 2100 dai comuni.
Per quel che concerne il comune capoluogo sono circa 700 le possibili richieste formulate; di queste sono state assegnate 80 abitazioni, delle quali 40 in deroga in quanto abbinate a casi di emergenza, ovvero tutte quelle disponibili.
Con il nuovo regolamento l’assegnazione in deroga non ci sarà più e di conseguenza toccherà al Comune individuare soluzioni alternative. Su un requisito richiesto per fare domanda, ovvero i cinque anni minimi di residenza in Lombardia dalla data della domanda, vi è da segnalare che il Tribunale di Milano ha emesso una sentenza che chiama in causa la Corte Costituzionale in quanto ritenuto incostituzionale. Paolo Biondo