Cala la disuccupazione ma Mantova resta la peggiore della Regione

la Cgil invita alla cautela

MANTOVA

I dati Istat sul mercato del lavoro 2018, usciti in queste ore, evidenziano un calo del tasso di disoccupazione a Mantova, che nel 2018 si è fissato sul 6,7%. Tasso in calo, nonostante (come l’anno scorso) i nostri numeri restino comunque i peggiori dopo quelli di Como, peraltro con tendenza peggiorativa già sullo scadere del 2018.
Il 6,7% del 2018 è certo consolatorio se rapportato al 7,4% del 2017 o all’8,4% del 2016. Evidenti insomma i segnali di ripresa, ma  Daniele Soffiati, segretario provinciale della Cgil, invita analizzarli con attenzione e prudenza: «A livello nazionale prosegue la tendenza di una crescita occupazionale a “bassa intensità lavorativa”: mentre il numero di persone occupate recupera il livello del 2008, la quantità di lavoro utilizzato è ancora decisamente inferiore. Rispetto al 2008, sono 1 miliardo e 800 milioni le ore in meno lavorate. Inoltre, sempre a livello nazionale, il quarto trimestre 2018 ha segnato una diminuzione dell’occupazione rispetto al trimestre precedente: trend con ogni probabilità riscontrabile anche nella nostra provincia».
Dunque il 2018 si è chiuso “in calando”: le dinamiche congiunturali del mercato del lavoro riflettono il calo dei livelli di attività economica rilevato nello stesso periodo, con una flessione del Pil (-0,1%) per il secondo trimestre consecutivo, dopo quattordici mesi di espansione. Rispetto alla nostra provincia possono essere segnalati alcuni dati, analizzati attraverso il Sistema informativo statistico della Lombardia (Sistan).

Avviamenti e cessazioni. Nel 2018 gli ingressi nel mondo del lavoro sono stati 51.907 contro i 47.312 del 2017 (+9,7%), ma aumentano ancor di più le cessazioni, che passano da 41.111 del 2017 a 49.344 del 2018 (+20%). Il 76% degli avviamenti è di tipo instabile o flessibile, ossia contratti flessibili (tempo determinato, somministrazione, progetto), mentre il 24% degli avviamenti è di tipo permanente (tempo indeterminato e apprendistato).
Tipologie contrattuali. Per quanto riguarda le tipologie di contratto notiamo che i tempi permanenti (tempo indeterminato e apprendistato) sono passati da 11.333 a 12.307, con un tasso di crescita dell’8,6% rispetto all’anno precedente. All’interno di questa tipologia contrattuale vediamo i contratti a tempo indeterminato crescere dal punto di vista strettamente numerico passando da 9.607 a 10.131 (+5,5%), mentre l’apprendistato ha registrato un piccolo boom segnando un saldo positivo fra avviamenti e cessazioni di 1.145 unità, passando da 1.726 a 2.176 avviamenti.
I contratti per somministrazione da agenzie interinali, nel 2018 sono stati utilizzati più che nel ’17, toccando i 6.820 avviamenti, contro i 5828 del 2017 (+17%), mentre le cessazioni sono passate da 5.433 a 6.009 (+10,6%). «Le cessazioni nella tipologia della somministrazione sono aumentate di 811 unità rispetto al 2017. Un aumento delle cessazioni in parte probabilmente imputabile alle disposizioni del “Decreto Dignità”, che disincentiva la proroga dei contratti dopo i primi 12 mesi, con effetti spesso controproducenti per gli stessi lavoratori», commenta Soffiati.
Settori di attività. Il settore industria cresce e gli avviamenti da 11.037 passano a 12,900 (+16,9%: il 25% del totale provinciale), ma crescono anche le cessazioni, seppur meno degli avviamenti, passando da 10.187 a 11.393 (+11,8%).
Altro settore in ripresa è quello delle costruzioni. Gli avviamenti passano da 2.192 a 3.077 (+40,4%), mentre le cessazioni sono passate da 1.889 a 2.707 (+43,3%). Piccoli segnali di ripresa, insomma. Meno bene vanno commercio, servizi e agricoltura: nei primi due gli avviamenti sono stati 29.929 contro i 28.703 del 2017 (+4,3%; il 58% del totale), ma sono aumentate molto di più le cessazioni passate da 24.949 a 28.836 (+15,6%). L’agricoltura passa da 5.380 a 6.000 avviamenti (+11,5%, il 21% del totale lombardo, e il 12% del totale provinciale), ma è boom di cessazioni, che passano da 4.085 a 6.406 (+56,8%).