Il monumento dimenticato e oggi in totale abbandono

MANTOVA C’è un monumento non solo dimenticato, ma persino ignorato. Lo stato di degrado in cui versa quasi lo fa confondere col rimasuglio cementizio della demolizione di un edificio preesistente. Così non è. Anzi, è ciò che rimane del monumento ai marinaî italiani cooptati in guerra dalla “Canottieri Mincio”, realizzato da uno dei massimi scultori mantovani del ’900, Albano Seguri. La sua collocazione è la stessa d’origine, sulla sponda del lago Superiore nelle immediate vicinanze del chiosco “La zanzara”.
La sua condizione attuale fa a pugni con quella della stessa parola monumento, che per i puristi deriva dal verbo latino moneo: alla lettera, “fare memoria di qualcosa”. Nel caso, non solo si è persa la memoria dei destinatarî, ma persino del manufatto artistico che avrebbe dovuto preservarla.
A riportare in attualità l’opera è Alberto Capilupi, docente universitario all’Isef di Verona, già nostro collaboratore alla Voce, e da una vita impegnato nella vita societaria della “Mincio”. Già, perché quest’opera, che rappresenta molto razionalisticamente ed essenzialmente la prua di una nave, apparteneva al patrimonio della Canottieri, quando questa ancóra trovava sede sulla sponda del lago superiore a ridosso della ferrovia, nei pressi del “sapet”, o “Canottieri dei poveri”, come taluni lo definivano.
Una fotografia del 1944 mostra la sede della Cano devastata dai bombardamenti del 14 e 15 e 25 luglio, ma il monumento di Seguri miracolosamente rimastone illeso. Il séguito della storia ci racconta la dislocazione della Canottieri dall’altra parte del lago Superiore, lato Cittadella, ma il monumento di Seguri ai marinai morti nella seconda guerra mondiale è rimasto lì, già occultato per decennî dai casotti, e finalmente reso ancóra visibile dopo la loro demolizione; tuttavia ignorato quanto può esserlo un blocco di cemento non valorizzato da una indicazione.
L’unica scritta, oggi pressoché illeggibile, riporta la terzina dantesca del 20° dell’Inferno con la quale Virgilio chiude la sua narrazione sulla vera origine di Mantova: «Però t’assenno che, se tu mai odi / originar la mia terra altrimenti, / la verità nulla menzogna frodi». Ma tanto è il degrado del monumento, che di quella iscrizione rimane poco più che un’ombra.
Già nel 2010 la Canottieri si appellò alla locale Soprintendenza con richiesta di potere riportare l’opera di Seguri entro la nuova sede, ove avrebbe trovato sicuramente valorizzazione, restauro e tutela. Ma la risposta che ne ricevette fu stroncante: «Con riferimento alla richiesta, questa Soprintendenza, considerando che la collocazione del monumento costituisce essa stessa memoria della storia del luogo in cui sorgeva l’antica sede della Società Canottieri Mincio del brano di città scomparso a seguito degli eventi bellici del 1944, nonché àmbito di più facile e ampia fruizione pubblica, ritiene preferibile il mantenimento nell’attuale collocazione, suggerendo la realizzazione delle necessarie opere di conservazione del manufatto e di valorizzazione per una sua maggiore e consapevole fruizione quale testimonianza della storia della Città. Si invita pertanto a elaborare un progetto di conservazione che consenta il mantenimento in loco del monumento, rimanendo comunque a disposizione per la verifica di ulteriori dettagliate proposte».