L’autonomia differenziata è legge

MANTOVA Dopo anni d’attesa, sopportati una serie infinita di “stop and go”, leggermente attenuati per lombardi e veneti che avevano creduto fortemente nell’azione referendaria. I convinti autonomisti, quantunque le lungaggini dell’approvazione, sempre hanno tenuto viva la speranza che l’autonomia differenziata arrivasse pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale. La speranza si basava nella dimostrata determinazione da parte del partito della Lega nel volerla. La scora settimana l’Autonomia differenziata, votata a maggioranza in entrambe le Camere, ha ricevuto il sigillo di Legge di Stato. La Lega, grazie al suo fondatore senatore Umberto Bossi, è sempre stata federalista, quindi seguita in modo particolare dai veneti e dai lombardi, che fin dall’Unità d’Italia hanno pensato al decentramento dello Stato per ammodernare la nazione. Fin dall’inizio del suo iter parlamentare al Ddl Calderoli, ministro delle autonomie, sono state attribuite criticità. Osteggiato, pertanto, dalle sinistre le cui reazioni sono diventate scomposte dopo il voto finale fino a coinvolgere la piazza. Chiarezza sul Ddl è venuta da Riccardo Molinari, presidente dei deputati della Lega. Ha segnalato che Calderoli si è mosso nel solco di uno spirito “autonomista” in passato ampiamente condiviso e sostenuto anche dal centrosinistra, che in questa direzione ha varato la riforma costituzionale nel 2001. C’è di più: le Regioni che non la vorranno potranno semplicemente non chiederla e i governatori di queste Regioni accontentarsi che le cose non cambino. Nel merito della legge taglia corto il governatore del Veneto, Luca Zaia, “L’autonomia rappresenta la vera soluzione alle diseguaglianze figlie del centralismo di cui è vittima i Paese”. Manca la quantificazione del Leb (livelli essenziali di prestazione) che va definita, perché dei 23 ambiti che la nuova legge autorizza il trasferimento alle Regioni solo 9 non dipendono dal varo dei Livelli minimi. Il governo per gli altri 14 ha 24 mesi di tempo per definire gli standard minimi da garantire su tutto il territorio nazionale per le prestazioni in materia di diritti civili e sociali. Qualcuno dice che la conclusione non ci sarà, perché l’alto debito pubblico non permetterà stanziamenti di denaro in direzione della nuova legge. Non crediate che l’autonomia differenziata possa nuocere al Sud, perché l’obiettivo è consentire ad una regione a statuto ordinario di chiedere allo Stato la possibilità di gestire con maggiore autonomia determinate materie. La positività sta nel permette agli amministrati della

 

della Regione un diverso approccio con i propri amministratori, applicando il controllo della spesa pubblica rispetto alla promessa di realizzazione fatta. Da ultimo l’autonomia presuppone che tutti si mettano alla stanga per tirare uniti dalla stessa parte ed esisterà la possibilità di eliminare le attuali sacche di assistenzialismo. Dal Veneto alla Sicilia l’invito a valutare l’organizzazione amministrativa esistente negli Stai europei più avanzati in cui l’autonomia è da tempo una realtà, e in molti si è decentrato al punto di far diventare la nazione uno Stato federato, come sono gli Stati Unti d’America. Riferiamo le voci ascoltate al bar (vox populi vox dei): “ non è che la Lega completato l’iter dell’autonomia differenziata ritenga sia il primo passo per trasformare uno Stato centralizzato in uno Stato Federato? Allora si capirebbe perfettamente come il decentramento dovuto al federalismo, già applicato in molti Stati, produca una diffusa affermazione su base egualitaria del regionalismo. Oggi comunque un passo in avanti per contrastare la “mobilità obbligata” dei giovani, non solo, ma soprattutto il “pellegrinaggio” sanitario dal Sud al Nord, fattori che caratterizzano l’Italia d’oggi con il centralismo dello Stato senza autonomia.