MANTOVA Si potrebbe scrivere “Mani sul Sociale” per fare un titolo ad effetto, ma questo è tuttavia proprio il sentimento che corre fra molti condòmini del Teatro Sociale, sul quale è attenzionata l’amministrazione comunale, pur proprietaria di un palco, che ora chiede all’assemblea la possibilità di inserire un proprio membro di diritto nel consiglio d’amministrazione. E a questo punto scatta la reazione degli altri proprietari.
Per potere introdurre questa novità è necessario passare per la modifica dello statuto condominiale. E la modifica proposta da via Roma è contenuta in un punto: sui cinque componenti del Cda, il Comune chiede di introdurre la presenza di diritto di un rappresentante di ente locale, oltre a un rappresentante di persone giuridiche. Novità che, agli occhi di vari condòmini si configura come una sorta di passaggio di mano dal privato al pubblico del Massimo mantovano, teatro di tradizione che risulta “privato” pressoché dalla sua fondazione.
In verità, il Comune non ha avocato a sé il diritto di sedere nel direttivo del condominio; il posto “di diritto” richiesto per un “ente” potrebbe essere rivendicato con pari diritto del Comune anche dalla Provincia, proprietaria di un palco, e così pure dall’azienda ospedaliera “Carlo Poma”, che addirittura di palchi ne vanta due. Ma la vicenda è complessa.
Vero è – e su questo punto si fonda la richiesta del Comune, peraltro già avanzata dall’assessore comunale Ilario Chiaventi ai tempi della giunta Burchiellaro – che più volte via Roma è intervenuta fattivamente nella rinascita delle programmazioni del Sociale, che dopo i fasti degli anni ’80 era caduta piuttosto in basso. Il rilancio dei cartelloni del Massimo potrebbe addirittura trovare ulteriori elementi di spinta, secondo le convinzioni del Comune, che però, a questo punto, rivendica anche la possibilità di sedere nella cosiddetta sala dei bottoni. Insomma, sostegno sì e rilancio sicuramente, ma nessun regalo: la qualità, è la posizione del sindaco Mattia Palazzi, si paga. Ma non tutti dicono ok.