Maltrattamenti alla moglie, l’imputato si scusa ma respinge ogni accusa

MANTOVA – Lo scorso luglio, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare, era finito in carcere con le accuse di maltrattamenti in famiglia, estorsione e atti persecutori nei con fronti della moglie. Un ennesimo caso di “codice rosso” che aveva portato i carabinieri all’arresto di un 43enne italiano di Asola. Alla base della vicenda la cronica dipendenza da cocaina e crack dell’uomo il quale, ormai da mesi, aveva preso a vessare la propria moglie con continue richieste di denaro per potersi acquistare la droga. Soldi, che la moglie non era in grado di garantirgli a fronte di una condizione di non particolare agiatezza economica della famiglia. La donna, a quel punto, stanca dei reiterati soprusi, aveva chiesto pure la separazione dal coniuge che a sua volta, per ripicca aveva invece dato sfogo a quotidiani atti persecutori finalizzati a intimorirla e a farla vivere nel terrore, anche alla presenza dei figli. La situazione, divenuta sempre più insostenibile a fronte di continue violenze nonchè minacce, anche di morte, si era quindi protratta fino a inizio luglio quando la vittima, esasperata, aveva trovato il coraggio di denunciare le vessazioni e i maltrattamenti subiti ai carabinieri. Il giudice per le indagini preliminari a quel punto, accogliendo la richiesta avanzata dagli inquirenti, aveva disposto l’ordinanza di misura cautelare detentiva su cui ora la difesa ha chiesto la commutazione in arresti domiciliari. Ieri mattina, in tribunale, l’ultima udienza dibattimentale del processo a lui instaurato. A parlare in aula, davanti al collegio presieduto dal giudice Gilberto Casari, lo stesso imputato il quale dopo aver chiesto pubblicamente scusa ha altresì ricusato buona parte delle accuse a lui addebitate. Prossima seduta aggiornata al 10 marzo per la sentenza.