Materia prima o massa di rifiuti? La procura nomina un consulente

MANTOVA Se il giudice del riesame continua a prendere tempo sui ricorsi per sequestri preventivi e probatori, la procura non aspetta altro tempo nella vicenda Pro-Gest, nominando un consulente tecnico per accertare natura e qualità del materiale stoccato nello stabilimento di via Poggio Reale e di ogni altro materiale collegato, tra cui il percolato. Se non è una risposta diretta alla nota diffusa l’altro ieri dall’azienda trevigiana, che lamenta ritardi e altro da parte degli inquirenti, poco ci manca, visto che è già stata fissata per la prossima settimana quella perizia in contraddittorio già precedentemente annunciata. L’ufficio di via Poma contesta all’azienda di aver avviato l’attività di produzione della carta in assenza delle previste comunicazioni di inizio attività e di messa in esercizio relativamente alle emissioni in atmosfera agli organi competenti nonché in violazione delle prescrizioni contenute nelle autorizzazioni relative alle quantità di materiale trattato dalla stessa (che, come materia prima secondaria, doveva essere di non oltre 50mila tonnellate, invece superava di oltre 35mila tonnellate la quantità ammessa al deposito. Il nocciolo della questione riguarda il materiale sequestrato e la percentuale di rifiuti presenti. La procura parla di 120mila tonnellate mentre per l’azienda le tonnellate sono “solo” 85mila. La battaglia si concentra poi sulla quantità dichiarata da Pro Gest di rifiuti stoccati nello stabilimento di via Poggio Reale; stando a quanto risulta agli inquirenti sarebbero state dichiarate 60mila tonnellate annue di rifiuti da recupero mentre per i rifiuti da stoccaggio la quantità dichiarata non sarebbe superiore alle 60 tonnellate. Proprio su questa discrepanza di quantità si gioca la questione tra accusa e difesa. Secondo i legali di Pro Gest una parte consistente del materiale sequestrato sarebbe di fatto da considerarsi materia prima secondaria, al contrario di quello che sostiene la procura, ovvero che la maggior parte del materiale sequestrato è da qualificare come rifiuto. Gli inquirenti sostengono ciò in base al fatto che dai campionamenti sul materiale stoccato effettuati dalla stessa Pro-Gest risulta fin dall’anno scorso un superamento della percentuale limite dell’1,5% di impurità, fatto questo, che secondo la procura era ben noto alla stessa azienda, alla quale però, documentalmente, non risulta alcuna quantità di “carta da macero/rifiuto” nello stabilimento di Mantova. C’è infine un ultimo aspetto, non meno importante che va valutato, ed è quello relativo alla fideiussione versata da Pro-Gest alla Provincia, corrispondente alle sole quantità autorizzate, sapendo che la “tariffa” per lo stoccaggio di materia prima secondaria è inferiore e di molto rispetto a quella per i rifiuti.