Racket internazionale per i Tir bruciati

MANTOVA – Dalla “mano della ‘ndrangheta” al racket internazionale dei trasporti. Questo il percorso di un’indagine su una serie di roghi dolosi di camion passata anche per Mantova. Alla fine, o almeno fino ad ora, non è emerso alcun coinvolgimento della ‘ndrangheta, ma l’indagine della procura di Prato iniziata nel 2017 con l’incendio doloso di un camion avvenuto nel Macrolotto, la zona industriale di Prato con fortissima presenza di cinesi, non è ancora conclusa. La notte tra il 10 e l’11 novembre di quattro anni fa a Prato un camion carico di abiti era stato colpito da alcune bombe molotov lanciate da uomini mascherati. Fu tutto ciò che riuscì a vedere l’autista pakistano, che dormiva in cabina e che riuscì a salvarsi. Un danno di 300mila euro per quello che inizialmente era stato ritenuto un atto isolato. Ma quando il 14 dicembre seguente a Suzzara vennero dati alle fiamme due rimorchi dell’azienda di autotrasporto di cui era titolare un indiano, Manjeet Singh, e la stessa sorte sempre a Suzzara toccò la notte del 13 gennaio 2018 a un autoarticolato dello stesso imprenditore indiano, il campo delle indagini finì per allargarsi; era bruciato un altro Tir a Luzzara, e gli inquirenti avevano cominciato a tenere d’occhio altri episodi simili che vedevano coinvolti degli asiatici, tra i quali come un episodio analogo in Gran Bretagna. Ancora a Prato nell’ottobre 2019 bruciò un camion dove due autisti olandesi stavano dormendo. In quel caso, gli autisti si salvarono, ma nell’agosto di un anno fa uno di loro non uscì indenne dall’incendio del suo camion a Doesburg, in Olanda, in seguito al quale rimase in coma per due mesi. Nel frattempo però gli inquirenti italiani avevano unito i vari tasselli coinvolgendo i colleghi olandesi che indagavano sulle fiamme di Doesburg, e che nel frattempo avevano arrestato quattro persone per incendio doloso (il mandante, un intermediario e i due esecutori). Il quadro che emerge dall’inchiesta è di una guerra tra due bande pakistane e indiane per controllare il trasporto internazionale dei prodotti che escono dai capannoni cinesi di Prato. In questa guerra sono vittime anche imprese che svolgevano in modo onesto questo lavoro e che erano più competitive per qualità di servizio e tariffe, come quella olandese. Ora gli inquirenti italiani intendono usare gli arresti olandesi per approfondire l’inchiesta anche nel nostro Paese.