Ricorso dei camici No Vax, il Tar prende tempo… fin troppo

MANTOVA  Sulla questione del ricorso presentato da circa 300 operatori sanitari, più della un terzo dei quali sono mantovani, contro l’obbligo di vaccinarsi che riguarda le loro categorie lavorative, i giudici del Tar di Brescia prendono altro tempo. All’udienza dello scorso 14 luglio l’intera faccenda era stata rinviata a una data da destinarsi non meglio precisata se non con un vago “dopo l’estate”. Ora che l’estate è finita e l’autunno avanza a pie’ sospinto la data è ancora da destinarsi e senza nemmeno la dead-line stagionale. Unico termine su cui fare riferimento è quello del prossimo 17 novembre, quando un analogo ricorso verrà discusso davanti ai giudici del Tar di Milano relativamente a circa 200 posizioni da valutare. Un rinvio-senza rinvio che suona un po’ come una mossa attendista (di quel che succede a Milano,  ndr) da parte dei giudici della sezione bresciana del tribunale amministrativo regionale, i quali avevano comunque già sollevato il dubbio in merito all’ammissibilità del ricorso collettivo. I 300 di Brescia sono medici di base, farmacisti, veterinari, infermieri, psicologi che vivono e lavorano oltre che nella provincia di Mantova nelle altre province del distretto, ovvero quelle di Cremona, Brescia e Bergamo. Tutti gli operatori sono assistiti dall’avvocato Daniele Granara, professore ligure di diritto costituzionale, che ha spiegato i motivi che hanno spinto i suoi assistiti: «Non è una questione di essere pro o contro il vaccino, ma di dover imporre qualcosa a qualcuno che non vuole farlo». Questo in attesa che l’estate finisca veramente.