Rigenerazione urbana: in un anno spariscono quattro magoni

MANTOVA Decenni di incuria e abbandono. Selve spontanee, rifiuti, spesso discariche, quasi sempre ricettacoli di immigrati clandestini in cerca di un tetto. Questa la carta di identità di alcuni relitti, “res nullius” nei fatti, anche se sulle carte tutti fanno capo a società malandate, fallite o in via di liquidazione. Per tutti un unico soprannome mantovanissimo: “magone”. Entro un anno, tutte queste piaghe urbanistiche dovrebbero lasciare il posto ad aree verdi o piazze o parcheggi o centri sociali a servizio della comunità.
In effetti, la partita di rigenerazione urbanistica avviata dall’ex assessore  Lorenza Baroncelli e proseguita con l’attuale titolare  Andrea Murari – sotto la costante azione di supervisione del sindaco  Mattia Palazzi – si presentava difficilissima sotto vari aspetti, proprio per la difformità dello stato di attuazione. Quasi tutte queste grandi incompiute fanno capo a piani attuativi affrettati e sbarazzini di giunte e giunte fa, con la sola costante di avere creato più problemi che valore aggiunto ai quartieri. «Finalmente, dopo decenni, la situazione si è sbloccata almeno per quattro di queste strutture», commenta Murari. E l’allusione da ultimo è allo scheletro di cemento di Colle Aperto, che verrà acquisito dal Gruppo R per diventare un centro di servizi.
A breve inizierà l’abbattimento degli invenduti garage di Due Pini, in viale Pompilio, costruito dall’Unieco, oggi fallita, su un campetto da calcio; e tale tornerà infatti a essere quell’area. Come pure piazza e verde tornerà a essere il sedime su cui poggia l’ex palazzetto dello sport di viale Te, tornato di proprietà del Comune dopo l’accordo stretto fra l’ente e il gruppo Caprotti nell’affare Esselunga, che con una sola operazione sistemerà anche la voragine di piazzale Mondadori: là un supermercato, qui, sul Te, un parchegio alberato. L’altra sera, infine, un ultimo “magone”: lo scheletro di cemento di Fiera Catena, che espropriato alla società Gep diventerà la piazza del quartiere nel piano generale di riqualificazione della periferia Est, denominato Mantova Hub. Insomma, proprio un bel poker servito!