Sicurezza sul lavoro. Il lockdown non ha fermato gli infortuni

MANTOVA Circa duemila infortuni sul lavoro registrati nel mantovano nei primi sei mesi di quest’anno. Un anno molto particolare, visto che per un paio di mesi molte attività, tra le quali quelle di categorie con forte rischio di infortuni quali metalmeccanica ed edilizia, sono rimaste completamente ferme. Ciononostante questa cifra di duemila infortuni è considerata in linea con il trend degli infortuni della nostra provincia; il calo di infortuni c’è stato, ed è di circa un terzo rispetto agli anni precedenti, ma va anche specificato che il periodo del lockdown ha riguardato due di questi primi sei mesi del 2020, ovvero un terzo del periodo complessivo. In estrema semplificazione: i numeri degli infortuni sul lavoro nel Mantovano sono stati mantenuti anche quest’anno, nel senso che in condizioni normali erano “attesi” circa tremila infortuni sul lavoro nel primo semestre. Infatti annualmente nella nostra provincia la media degli infortuni sul lavoro relativamente all’ultimo quinquennio oscilla tra i 5500 e i 6mila casi incrociando i dati di Inail e Ats Valpadana. Le fabbriche non sono cambiate e il lavoro non è cambiato, spiegano gli addetti ai lavori, e il momento di crisi in cui si trova il settore produttivo in questo post-Covid che da molti viene però percepito come una tregua in attesa della seconda ondata, contribuisce ad aumentare il numero degli infortuni sia per frequenza che per gravità. In particolare se a livello di frequenza si registra un lieve calo degli infortuni, resta di fatto invariata la curva della gravità degli stessi. Insomma ci si fa male di meno ma in modo più grave, un fenomeno di grande rilievo per la società in termini di costi economici, data la ridotta o assente capacità lavorativa degli infortunati e problemi connessi all’autonomia psico-fisica dei lavoratori.