MANTOVA – Benché coniugato aveva letteralmente perso la testa per quella vicina di casa, avvenente e più giovane di lui di oltre dieci anni, prendendo così in breve a perseguitarla rendendole la vita pressoché impossibile. A finire sul banco degli imputati, con l’ipotesi d’accusa di stalking, un 50enne italiano residente a Porto Mantovano.
I fatti a lui addebitati dagli inquirenti risalgono nello specifico al periodo compreso tra il gennaio del 2019 e il novembre del 2020. Poco meno di due anni in cui l’uomo, invaghitosi della presunta vittima – una 38enne anch’essa sposata e costituitasi parte civile al processo con l’avvocato Beatrice Lombardo – si era reso protagonista di svariati episodi molesti, tra appostamenti alla finestra o sotto casa, approcci sessuali, puntualmente tutti rispediti al mittente, fino ad arrivare a spiarla in modo morboso tramite l’installazione di telecamere private puntate giorno e notte verso la sua abitazione per carpire momenti intimi della donna.
Ma i rifiuti in serie incassati, stando al novero delle contestazioni ascritte, avevano ben presto spinto lo stalker a cambiare linea, tramutando le avances e le carinerie in atteggiamenti sempre più aggressivi, in particolare iniziando a minacciarla, se non si fosse finalmente a lui concessa, di andare a riferire al marito circa una sua fantomatica relazione extraconiugale con un altro. Esasperata oltre che impaurita, prima di essere addirittura costretta a cambiare casa su indicazione dei carabinieri la persona offesa, unitamente ai propri familiari, si era quindi dovuta persino affidare a un investigatore privato al fine di raccogliere prove contro il molestatore.
Ieri mattina però, a fronte del legittimo impedimento a comparire in aula dello stesso imputato, l’udienza fissata innanzi al giudice Maria Silvia Siniscalchi è di fatto saltata, con istruttoria aggiornata d’ufficio al prossimo 21 maggio per l’escussione dei testimoni della parte civile, tra cui il coniuge della parte lesa e il detective privato reclutato contro l’accusato.