Stalking e violenza privata, vigile urbano condannato a 14 mesi

MANTOVA Un anno e due mesi di reclusione, con il beneficio della sospensione condizionale della pena, a fronte della riconosciuta colpevolezza circa le sole ipotesi di violenza privata e stalking. Questo quanto deciso ieri dal collegio dei giudici nei confronti di un 41enne agente di Polizia Locale, dapprima in servizio a Suzzara e dopo qualche tempo, passato di stanza all’Unione di comuni della Bassa Reggiana. Ampio, nel caso di specie, il novero delle contestazioni a lui ascritte inizialmente, comprensivo altresì delle fattispecie di peculato, violenza sessuale, abuso d’ufficio e omessa custodia di armi e munizioni; ipotesi le prime due, per le quali l’imputato, difeso dall’avvocato Paolo Furlotti del Foro di Parma, è stato infine mandato assolto perché il fatto non sussiste, mentre per quanto concerne le restanti si è invece statuito non doversi procedere per intervenuta prescrizione del reato, così come del resto proposto in requisitoria dal pubblico ministero Silvia Bertuzzi, la cui richiesta di condanna era constata però – al netto dei suddetti reati estinti – in sei anni di carcere. Nello specifico, stando alla ricostruzione inquirente addotta al dibattimento e relativa a fatti occorsi tra il 2015 e il 2019, tutto sarebbe degenerato quando l’uomo, stante la decisione unilaterale di un ragazzo, di diversi anni più giovane e conosciuto quando questi era ancora minorenne, di troncare con lui ogni sorta di relazione, avrebbe preso a molestarlo in maniera reiterata. Condotte persecutorie consistite in pedinamenti e appostamenti sotto casa della vittima – a processo in qualità di parte civile con l’avvocato mantovano Ilaria Berra unitamente all’Unione comuni della Bassa Reggiana con l’avvocato Mariano Mancini – nonché presentandosi nella scuola, sul treno o in altri luoghi da lui frequentati fino ad arrivare ad inseguirlo con l’auto di servizio o inviando altresì lettere diffamatorie direttamente a lui o a suoi conoscenti più stretti. Inoltre, mediante abuso di autorità e minaccia avrebbe preteso e ottenuto dal giovane rapporti sessuali non consenzienti. In tale circostanza gli abusi sarebbero stati perpetrati ricattandolo circa l’eventualità di mostrare alla sua nuova fidanzata, escussa in istruttoria quale testimone della pubblica accusa, fotografie che lo ritraevano in atteggiamenti intimi con lui. Ipotesi accusatorie queste tutte fermamente respinte dall’imputato in sede d’esame. Di diverso avviso invece il Pm, secondo cui al contrario quanto istruito, sia tramite la parte lesa che gli altri testi auditi, sarebbe stato più che esaustivo a provare la penale responsabilità dell’accusato in merito alla totalità delle accuse. Al termine di oltre due ore di camera di consiglio il collegio, presieduto da Enzo Rosina, ha quindi disposto diversamente fissando altresì un risarcimento del danno in favore della parte offesa, in via definitiva ed equitativa, di 4mila euro contro i 100mila chiesti dal legale del ragazzo; esclusa invece da ogni liquidazione l’altra parte civile.