Tentata estorsione, condannato Andrea Paganella

Due anni e dieci mesi per l’imprenditore titolare dell’omonima azienda di trasporti

tribunale di mantova

MANTOVA Due anni e dieci mesi di reclusione oltre ad una provvisionale da 10mila euro in favore di ciascuna delle quattro parte civili; è quanto deciso ieri mattina dal giudice monocratico del tribunale di via Poma nei confronti di Andrea Paganella, 84enne legale rappresentante dell’omonima società di trasporti e logistica, finito a processo con l’accusa di estorsione e caporalato. Lo scorso febbraio, in fase di requisitoria, la procura aveva formulato istanza di condanna per due dei tre capi d’imputazione a lui contestati – ovvero estorsione e tentata estorsione – chiedendone invece l’assoluzione per quanto concerne lo sfruttamento illegale della manodopera, per un totale di sei anni e sei mesi di carcere. Derubricato da consumato a tentato dunque, alla luce del dispositivo emesso, il reato ex articolo 629 del codice penale. Per quanto concerne invece il risarcimento del danno questo verrà valutato e quantificato poi in sede civile. Avverso tale sentenza probabile ora il ricorso in appello da parte dei legali dell’imprenditore virgiliano. Sul banco degli imputati, per il solo caporalato, erano finiti inoltre anche due cittadini rumeni, Sandor Lehel Gellert, 43enne di Brasov e Nicolae Florea, 57 anni di Ploiesti, titolari di altrettante società ritenute dagli inquirenti del tutto fittizie. Nei loro confronti identica era stata la proposta assolutiva avanzata sia dal pubblico ministero che dalle difese e confermata poi anche dalla sentenza di primo grado in quanto il fatto non sussiste. L’indagine era scattata nel 2012, all’indomani dell’esposto presentato dal segretario generale di Fit Cisl e da alcuni dipendenti di Paganella, tutti a giudizio quali parti civili. Secondo l’impianto accusatorio i due rumeni titolari di imprese che fornivano lavoratori a tempo determinato, la Synterim con sede a Brasov che faceva capo a Gellert e la Omega Risorse Umane con sede a Bucarest di Florea, avrebbero fornito a Paganella lavoratori che in pratica sarebbero stati assunti in condizioni di vero e proprio ricatto. Un’attività lavorativa, secondo gli inquirenti, caratterizzata da sfruttamento mediante intimidazione e minaccia, anche indiretta, di licenziamento o di riduzione degli incarichi, ferie forzate e assenze forzose.