Tributo poco clemente per le Ancelle della Carità

MANTOVA Una storia ormai quasi decennale legata a tributi non pagati. E fin qui nulla di sorprendente, se non fosse che il soggetto chiamato in giudizio per Imu arretrate sono le Ancelle della Carità che detengono la proprietà e la gestione della clinica San Clemente di viale Pompilio. Un tributo addirittura esorbitante per il quale le stesse sono state chiamate a rispondere in giudizio avanti la commissione tributaria provinciale, regionale, e infine, quale terzo grado di giudizio, anche in Cassazione.
Tutto nasce quando alle consorelle viene portata una tabella a dir poco vertiginosa: l’entità complessiva della pretesa impositiva relativa all’avviso di accertamento ammonta a 205.704 euro, con riferimento all’Imu della clinica per l’anno 2010, ma con strascichi tributari riguadanti anche annualità pregresse. Una cifra che le destinatarie da subito non hanno manifestato alcuna intenzione di pagare, e anzi, hanno immediatamente impugnato facendo opposizione.
Ma risale al 2016 il primo pronunciamento della commissione tributaria provinciale. Una sentenza che non lascia spazio di replica alle “tartassate”, che nondimeno non si danno per vinte. La cifra a loro avviso è oggetto di contestazione e pertanto chiedono una prova d’appello in giudizio. Senza ottenere soddisfazione tuttavia: due anni dopo, nel 2018, anche i giudici della Commissione tributaria regionale, sezione di Brescia, confermavano il verdetto di primo grado. Non rimaneva quindi che tentare di giocarsi l’ultima carta: quella di un terzo ricorso in Cassazione. E così è stato.
Nessun accomodamento è intercorso sinora per via stragiudiziale, e l’Ufficio tributi del Comune tira dritto per la sua strada costituendo l’ente in giudizio anche per questa terza e forse ultima prova – salvo ricorsi al Consiglio di stato. La giunta di via Roma ha deciso di resistere e per questo giudizio, come per i precedenti, ha deciso di avvalersi dell’assistenza di un esperto di diritto tributario, l’avvocato Marco Zanasi del Foro di Modena, per un onorario di 5.500 euro più iva.