Al Filarmonico legni e ottoni dell’Orchestra di Fondazione Arena

VERONA Venerdì 18 alle ore 20 sabato 19 febbraio alle ore 17, legni e ottoni dell’Orchestra di
Fondazione Arena sono sul palcoscenico del Teatro Filarmonico per un programma che attraversa
duecento anni di serenate in musica, da Mozart a Richard Strauss a Kurt
Weill. Per il secondo appuntamento della Stagione Sinfonica 2022, il giovane
maestro messinese Marco Alibrando impagina un programma originale e raffinato in
cui sono protagonisti 13 fiati: a distanza di cento anni Mozart e Strauss
scrissero per lo stesso organico i loro capolavori nel genere della Serenata. Altri strumenti si aggiungono nell’Opera da tre soldi: i ruggenti anni
’20 del Novecento rivivono nelle musiche di scena ironiche e graffianti che
Weill scrisse per la più celebre creazione teatrale di Brecht. Un percorso avventuroso, brillante e coerente è quello che Marco Alibrando
traccia il prossimo fine settimana con i professori d’orchestra areniani. Il
maestro siciliano ha fatto il suo esordio giovanissimo nella natia Messina,
debuttano poi in prestigiosi teatri e festival operistici italiani ed
europei e quindi a Verona con l’originale programma del secondo concerto
sinfonico 2022. Si comincia con la Gran Partita che Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791)
creò, si narra, come dono nuziale per la moglie Constanze. L’aneddoto è
apocrifo, come il nome con cui oggi è nota la più grandiosa Serenata del
genio salisburghese, ma nulla toglie all’originalità d’invenzione e organico
(a oboi, clarinetti, fagotti e corni si aggiungono altri due corni, due
corni di bassetto e una parte per il basso, qui sostenuta da un
controfagotto) nonché alla proporzione insolitamente ampia. La stessa atmosfera di
affettuosa e magica sospensione si ritrova nella successiva Romanza, seguita
dal brio malizioso del Tema con variazioni e dal Rondò finale di scatenato
virtuosismo. Mentre la grande pagina di Mozart vanta almeno un’esecuzione veronese di
tredici anni fa, è una prima assoluta al Teatro Filarmonico per la breve
Serenata che Richard Strauss (1864-1949) compose a distanza di cento anni
esatti dalla Gran Partita: il modello mozartiano è dichiarato non solo per
il genere cui il brano si ascrive sin dal titolo ma soprattutto per il
medesimo organico di tredici strumenti. Si tratta di una composizione
giovanile in forma-sonata che rimanda alla compostezza cameristica di
Mendelssohn e Brahms ma, la struttura in un unico movimento (in Mi♭ maggiore
della durata di una decina di minuti) e la libertà con cui si libra e si
evolve l’idea iniziale, rendono manifesto il talento del diciassette
monacense, presto musicista di punta a cavallo dei secoli XIX e XX, prima
insuperato nel poema sinfonico, quindi istrionico operista. A questi primi strumenti si aggiungono timbri moderni e graffianti per la
Suite da L’Opera da tre soldi che Kurt Weill (1900-1950) trasse dalle sue
musiche di scena per l’omonimo spettacolo del 1928 di Bertolt Brecht:
flauti, sax, tromboni, pianoforte e percussioni creano sonorità da cabaret
per raccontare la storia di Polly e Macheath (“Mackie Messer”), signori del
crimine e al tempo stesso figure umane emblematiche di una profonda
riflessione sui costumi e di una rivoluzione teatrale. I venti minuti circa
della Suite (comparsa una sola volta nella programmazione areniana,
trentaquattro anni fa) comprendono otto brani, pezzi chiusi dalle melodie
accattivanti corrispondenti prevalentemente a canzoni dell’opera, che al
contempo offre una rilettura del soggetto vittoriano originale e una sfida
pungente alla morale del pubblico borghese.

Il concerto replicherà sabato 19 febbraio alle 17.00 (turno B).

Elide Bergamaschi