Al Teatro Giuseppe Verdi di Busseto debutta “Falstaff. Tutto nel mondo è burla”

   BUSSETO (Pr) Al Teatro Giuseppe Verdi di Busseto debutta Falstaff. Tutto nel mondo è burla, venerdì 22 settembre, ore 20.00 (repliche sabato 30 settembre ore 20.00, domenica 8 ottobre ore 15.30, e sabato 14 ottobre ore 20.00), che ripropone il capolavoro verdiano nella formula di successo inaugurata lo scorso anno con Rigoletto e la maledizione. Allo stesso team creativo, composto da Manuel Renga, che firma la regia del nuovo allestimento con le scene e i costumi di Aurelio Colombo, le luci di Giorgio Morelli, i movimenti scenici di Giorgio Azzone, e Alessandro Palumbo, sul podio del Quintetto d’Archi Kyiv Virtuosi e Ensemble di fiati La Toscanini, è affidato il nuovo spettacolo che presenterà l’opera integrale in una dimensione cameristica, più intima e raccolta, nell’arrangiamento curato dallo stesso Palumbo. Nel ruolo del protagonista, Franco Vassallo e Elia Fabbian (14 ottobre), in un cast che vede in scena Andrea Borghini (Ford), Gregory Bonfatti (Dott. Cajus), Roberto Covatta (Bardolfo), Andrea Pellegrini (Pistola), Adriana Di Paola (Mrs. Quickly) Shaked Bar (Mrs. Meg Page), insieme a Vasyl Solodkyy (Fenton), Ilaria Alida Quilico (Mrs. Alice Ford), Veronica Marini (Nannetta) giovani allievi delle passate edizioni dell’Accademia Verdiana.

Iniziato nel 1890 ed eseguito quando il compositore era alle soglie degli 80 anni, Falstaff chiude il catalogo verdiano e rappresenta un unicum nella produzione del compositore. “Sono quarant’anni che desidero scrivere un’opera comica – scriveva Verdi nel 1890 – e sono cinquant’anni che conosco Le allegre comari di Windsor; pure… i soliti ma, che sono dappertutto e si opponevano sempre a far pago questo mio desiderio”. Fu Arrigo Boito che, incoraggiato dal successo di Otello, riuscì a vincere le perplessità del compositore, proponendogli un nuovo libretto basato su un soggetto shakespeariano. Falstaff andò in scena il 9 febbraio 1893 al Teatro alla Scala di Milano, tra la meraviglia di tutto il pubblico. In sala, ad applaudire, anche Giacomo Puccini e Pietro Mascagni.

Un Falstaff profondamente elisabettiano per il teatro di Busseto – scrive negli appunti di regia Manuel Renga. Un’opera buffa che origina però da una commedia amara, Le allegre madame di Windsor, specchio di un mondo che si sgretola, con il futuro che si vuole sbarazzare del passato. Una scatola spoglia sul palcoscenico è il mondo in cui vive Falstaff, privato di tutto; poco resta a questo signore, che appartiene ad un tempo che ormai non c’è più; si consola con il poco che può ancora governare: il vino dolce, un vecchio oste e un paggio, e un corpo, strabordante, sopravvalutato. Un unico posto è rimasto a Falstaff, fuori dal colore della scatola scenica, fuori dal boccascena, su una piccola pedana molto vicina al pubblico, quasi un luogo di confessione. Il momento del ritiro è vicino, ma può senza dubbio essere ritardato per un’ultima goliardata, un’ultima dimostrazione del proprio valore. Falstaff conserva una vitalità che farebbe invidia ai più giovani, morde la vita che gli rimane e lo fa grazie alla musica nuova che Verdi scrive e al meticoloso lavoro sul libretto di Boito che arricchisce il Falstaff delle Allegre Comari con il Falstaff dei drammi storici di Shakespeare donandogli il piacere della parola: prima fra tutte l’arguta riflessione sull’onore (Enrico IV, I, Atto V, Scena I), il ricordo di un Falstaff giovane e la lista delle sue consumazioni all’osteria (Enrico IV, I, Atto II, Scena IV), la descrizione del naso-lanterna di Bardolfo (Enrico IV, I, Atto III, Scena III)”.