Il ritratto di Giulio Romano, il nuovo libro di Bazzotti

MANTOVA Il ritratto è uno dei generi più affascinanti della storia dell’arte, quello che aiuta a tratteggiare meglio l’evoluzione della società nei secoli. Un genere che ha già percorso un importante tratto della sua storia, superando le opere con il ritrattato raffigurato perfettamente di profilo tipiche della medaglistica e ha già assunto la più moderna posizione di tre quarti, più attenta ai moti dell’animo di cui era maestro Leonardo da Vinci, quando un grande protagonista del ritratto come Tiziano Vecellio ritrae il collega Giulio Romano, in un’opera databile tra il 1536 e il 1538. Nel Cinquecento, infatti, il genere non è più prerogativa dell’aristocrazia, quanto una sorta di status symbol della borghesia ed è per questo che, sempre più spesso, gli sfondi monocolori e paesaggistici lasciano spazio agli oggetti tipici della professione del soggetto. In questo percorso si inserisce anche la monografia dedicata a “Il ritratto di Giulio Romano dipinto da Tiziano” curato da Ugo Bazzotti (ed. Il Rio) presentato alla Casa della Beata Osanna Andreasi. “Il dipinto è realizzato da Tiziano per l’amico, da esporre nella sua casa dove è attestato fino al 1573”, ha spiegato Bazzotti, storico dell’arte tra i protagonisti del ritorno del dipinto nella città virgiliana il 10 maggio 1996 dopo una lunga serie di peregrinazioni, “I pronipoti di Giulio lo vendono ai Gonzaga e sarà poi tra le opere esportate in Inghilterra. Le ultime notizie del quadro si hanno fino al 1652 quando poi non se ne hanno più tracce fino al 1942 quando riappare sul mercato”. All’interno del volume sono presenti anche contributi di Giulio Girondi e Marco Sanguanini mentre l’introduzione è di Stefano L’Occaso.