La musica di Morricone incanta i 5mila di Palazzo Te

MANTOVA Viviamo vite frenetiche, sospinti da società compulsive alle quali doniamo sotto ogni forma di compenso tutte le nostre energie. Ma, cosa ancora più grave, abbiamo dimenticato il dono della meraviglia. Una cosa triste, se non fosse per certi attimi che ti permettono di riconnetterti con la bellezza della vita, lasciando da parte la routine dell’esistenza. Chi è stato tra le quasi cinquemila persone presenti ieri sera all’Esedra di Palazzo Te può capire perfettamente il senso di queste parole. Meraviglia: è questa l’emozione più diffusa che si poteva percepire quando un arzillo novantenne è salito sul palco e, brandendo una bacchetta, ha dato il via ad una magia. Non lasciatevi ingannare dal numero degli anni: la carta d’identità non conta quando ti chiami Ennio Morricone; col piglio di un ragazzino dirigeva l’orchestra che ha suonato le pagine della nostra vita. Sì, perché i brani di Morricone non hanno solo reso immortali certi capolavori del cinema, ma si sono fatte spazio nel nostro vissuto. Potremmo quasi dire che, in un modo o nell’altro, Ennio Morricone è la colonna sonora della nostra vita. Dall’epica de “Gli Intoccabili” all’immortale armonia western degli spaghetti cucinati da Sergio Leone (“Il buono, il brutto e il cattivo” non serve aggiungere altro) passando alla struggente aria di “Nuovo Cinema Paradiso”; avvolta come da un involucro di ricordi, Mantova si è lasciata cullare dalle note del Maestro, sessant’anni di carriera a livelli inarrivabili, più vicino alla mitologia che all’essere un comune mortale. A Mantova, Morricone ha aperto il cassetto dei ricordi di ognuno, snocciolando sessanta anni di successi. E tutto questo è stato reso possibile grazie all’Orchestra Sinfonietta di Roma e al coro dell’Università di Tor Vergata, artisti di grande calibro nonché interpreti del genio creativo del Maestro. Era strano non vedere le scene a cui sono accostati certi suoni immortali, ma l’Esedra illuminata aveva comunque il suo fascino. E forse, tutto sommato, era giusto così: quella di ieri sera è stata una serata in cui le immagini non avrebbero avuto alcun valore. Bastava il suono, bastava la musica, bastava quella musica per riconciliarsi con sè, avendo riassaporato per una sera il dono della meraviglia. Chapeau, Maestro.
Federico Bonati