La firma di Damiano Michieletto in tre importanti teatri europei

Tre opere firmate da Damiano Michieletto in tre importanti teatri europei, tutte in scena nel mese di ottobre. Dall’Alcina di Georg Friederich Händel al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, nell’allestimento ideato per il Festival di Salisburgo nel giugno 2019, a Der Rosenkavalier di Richard Strauss, ripreso al Théâtre de la Monnaie di Bruxelles dopo il debutto nel settembre 2021 all’Opera nazionale della Lituania di Vilnius, passando per Béatrice et Bénédict di Hector Berlioz, opera mai rappresentata prima in Italia, che Michieletto riprenderà per l’inaugurazione di stagione del Teatro Carlo Felice di Genova, dopo averla messa in scena a Lione nel febbraio 2021.
Si comincia martedì 18 ottobre con Alcina, diretta a Firenze da Gianluca Capuano, a capo dei Musiciens du Prince di Monaco, con Cecilia Bartoli nel ruolo del titolo, che commissionò l’allestimento a Michieletto per l’edizione del 2019 del Festival di Pentecoste di Salisburgo, da lei diretto. Carlo Vistoli veste i panni di Ruggiero, Lucía Martín Cartón interpreta la parte di Morgana, Kristina Hammarström è Bradamante, Petr Nekoranec canta come Oronte e Riccardo Novaro come Melisso.
«Una delle parole che ricorre più frequentemente nel libretto dell’Alcina è ‘inganno’ – dice Michieletto. Lo spazio scenico in cui ho ambientato l’opera è quindi diviso in due: da una parte c’è il mondo reale, dall’altra quello degli inganni. Solo alla fine dell’opera la parete che separa i due mondi verrà distrutta, liberando il tempo e i personaggi intrappolati. Solo allora Alcina perderà il suo potere. Con la complicità di Cecilia Bartoli, ho cercato di lavorare molto sulla natura umana della protagonista, senza tralasciare l’aspetto magico. Ma lei è una donna chiusa nel suo potere, che ha bisogno di conforto e cerca di combattere la solitudine alla quale è condannata. Lei stessa cela in sé un inganno: alla fine, quando tutti l’abbandoneranno e lo specchio delle illusioni verrà distrutto, rivelerà la sua natura più crudele e sofferta.»
Le scene sono di Paolo Fantin e i costumi di Agostino Cavalca. Alessandro Carletti cura il light design, mentre RoCa film firma i video. Le coreografie sono affidate a Thomas Wilhelm.  Lo spettacolo è replicato fino a mercoledì 26 ottobre nella Sala Zubin Mehta.
 
Si prosegue venerdì 28 ottobre al Théâtre de la Monnaie di Bruxelles con Der Rosenkavalier (Il cavaliere della rosa), alla sua prima ripresa dopo la prima messa in scena in Lituania, diretto da Alain Altinoglu. Le scene sono ancora una volta firmate da Paolo Fantin, i costumi da Agostino Cavalca e le luci da Alessandro Carletti.
«Per interpretare l’opera sono partito dalla frase della Marescialla “Cerchiamo ancora la neve dell’anno passato” – dice il regista – un’affermazione che ha un’influenza sulla concezione visiva dello spettacolo, dominato da un bianco purissimo che si vorrebbe poter conservare così com’è. Ma che è soprattutto una dichiarazione di nostalgia, per il tempo che è passato, per la bellezza che è sfumata, per l’amore di Oktavian perduto. La Marescialla sarà la spettatrice di tutta la rocambolesca vicenda, non priva di momenti divertenti e di un lato surreale».  
Protagonisti sul palco Sally Matthews nei panni della Feldmarschallin, Matthew Rose in quelli del barone Ochs, Michèle Losier nella parte di Octavian, Elena Sancho-Pereg come Sophie nelle recite del 28 ottobre, 2, 8, 13, 16 novembre, che si alternano con Julia Kleiter, Martin Winkler, Julie Boulianne e Ilse Eerens nelle recite del 30 ottobre, 5, 10, 15, 18 novembre. 
 
Si chiude con la prima rappresentazione in Italia di Béatrice et Bénédict, in occasione dell’inaugurazione della stagione lirica del Teatro Carlo Felice. L’allestimento di Michieletto è stato pensato per l’Opera di Lione dove nel febbraio 2021, durante la pandemia, andò in scena a porte chiuse per essere trasmesso dalla TV francese. L’opera di Berlioz, diretta da Donato Renzetti, va in scena a Genova dal 28 ottobre al 6 novembre.
«La cosa che più mi affascina di Berlioz è il suo lato visionario – dice Michieletto. Non si ferma alla narrazione di una storia ma la trasforma in un viaggio personale, con la sua musica che ingrandisce gli spazi, amplia l’orizzonte e lo immerge in una prospettiva sempre molto originale. Rispetto alla commedia di Shakespeare, Berlioz preferisce concentrarsi esclusivamente sul tema del sentimento e dell’amore, rappresentato da due coppie agli antipodi: Béatrice e Bénédict da un lato, Héro e Claudio dall’altro. Héro, alla quale Berlioz dedica una delle arie più lunghe e intense, ci racconta il bisogno di un amore inteso come sicurezza, protezione, fedeltà. La sua relazione con Claudio è simboleggiata da una casa che scende dall’alto e va a creare l’immagine di un nido d’amore, che al tempo stesso può intrappolare come una ragnatela, e da un abito matrimoniale sospeso e disperatamente sognato. Per Béatrice e Bénédict l’amore invece è una dimensione che riguarda l’istinto, il lato più selvatico, animalesco e primordiale della natura umana. I due sono liberi di amarsi e di odiarsi, senza farsi promesse. Sognano uno stato di indipendenza simile a un giardino selvatico, un Eden in cui sentirsi come Adamo ed Eva, nudi, senza dover dimostrare nulla a nessuno».  
Nel cast Cecilia Molinari nei panni di Béatrice e Julien Behr, che ha già affrontato il ruolo del titolo a Lione, in quelli di Bénédict. Accanto a loro Benedetta Torre come Héro, Nicola Ulivieri come Don Pedro, Yoann Dubruque come Claudio, Alessandra Visentin è Ursule, Gérald Robert-Tissot e Ivan Thirion sono rispettivamente Léonato e Somarone – parti che hanno già cantato a Lione. Per le recite del 29 ottobre e 5 novembre Giorgio Misseri, Francesca Benitez e Sofia Koberidze salgono sul palco per interpretare rispettivamente Bénédict, Héro e Béatrice. Le scene dello spettacolo sono firmate da Paolo Fantin, i costumi da Agostino Cavalca, le luci da Alessandro Carletti e le coreografie da Chiara Vecchi.

Elide Bergamaschi