MANTOVA L’ultimo concerto estivo in piazza Leon Battista Alberti per la rassegna “Le Bellezze Ritrovate” di MantovaMusica ha visto protagonista, sabato sera, Maurizio Mastrini, pianista eclettico che ha conquistato il pubblico presente regalando un’ampia selezione di quelle sue composizioni originali che lo hanno reso celebre a livello internazionale. Il fantasioso pianista umbro ha offerto un saggio della sua personale visione della musica strumentale che trae ispirazione dagli aspetti più sensibili dell’emotività e della natura, diventandone espressione artistica capace di coinvolgere ed emozionare. Un concerto ricco di note accattivanti abbinate alla disinvolta comunicazione di Maurizio Mastrini nel delineare il percorso della sua evoluzione artistica che lo ha visto protagonista prima in ambito classico, accademico, per approdare alla completa realizzazione del suo successo come esponente di spicco del genere definibile neoclassico. Novecento concerti negli ultimi 10 anni, oltre 42mila ascolti solo su Spotify e record di seguaci sul web certificano la dimensione mediatica di Mastrini che, per l’occasione, ha interpretato una serie di brani tratti dai suoi progetti sfociati in una corposa produzione discografica. Della Suite “W la vita” ha eseguito Arcobaleno, sensibile richiamo agli aspetti naturali, il dinamico Tango Clandestino e il vivido accenno alla vitalità del popolo cubano che dà il titolo alla suite. Ogni brano di Mastrini ha una storia alle spalle e, così, i Baci dalla Suite Love Dream hanno un diretto riferimento ai noti dolcetti perugini, mentre l’origine di Ghost, dall’omonima Suite, è legata all’ispirazione fornita dalla stanza dell’hotel di Sorrento in cui Lucio Dalla scrisse “Caruso”. Con Hugs, Love Dream, Freedom, Nostalgia e Amore segreto si è dipanata la sequenza di pagine stilisticamente omogenee, basate su temi di aggraziata cantabilità e tessuto armonico lineare. Una dimensione sonora in cui alla grande espressività del pianoforte, tra diffusi arpeggi e incisive risorse timbriche, è corrisposto il valido sostegno del trio d’archi costituito da Bukor Beata, violino, Francesco Enrico, viola, ed Edoardo Sbaffi, violoncello. Significativo l’aspetto virtuosistico del brano conclusivo, Giga, aperta citazione dell’arte bachiana che pone in evidenza il seme della formazione classica dell’estroso pianista umbro, magistralmente integrata da opportune sfumature pop e suadente lirismo da tastiera. Entusiastici gli applausi del pubblico per la performance di Maurizio Mastrini, culminata con la ripresa, fuori programma, di Love Dream. (gmp)