Tempo d’Orchestra al Bibiena. Confronto di caratteri e forti suggestioni nel Bach pianistico di Piotr Anderszewski

MANTOVA Appassionata ricerca di relazioni e contrasti, ma anche utilizzo della capacità del pianoforte di evocare una gamma infinita di timbri e voci, costituisce la base del criterio con cui Piotr Anderszewski ha interpretato una pietra miliare della storia della musica come il Clavicembalo ben temperato di J. S. Bach (1685-1750). Il prestigioso pianista polacco, ospite della 29esima stagione concertistica Tempo d’Orchestra, sabato sera al Teatro Bibiena ha proposto una selezione dei 24 Preludi e Fughe del secondo libro dell’opera bachiana in una successione diversa da quella originale, secondo una scelta dettata dalla propria personale sensibilità. Oggetto anche della recente produzione discografica di Piotr Anderszewski, la sequenza dei dodici abbinamenti di Preludio e Fuga presentata in regolare alternanza tra tonalità maggiori e minori ha offerto un’avvincente e creativa lettura in chiave concertistica dell’opera che, pur essendo nata con funzione essenzialmente didattica, qui si è rivelata adatta anche all’esibizione dei suoi aspetti più propriamente estetici e spettacolari. L’approccio di Anderszewski è sicuramente orientato verso questa dimensione, suggerita dall’idea che quei brani, pubblicati senza indicazioni specifiche, non siano astratti esercizi di magistrale composizione, ma rappresentazioni di caratteri che chiedono, intimamente, di essere individuati. Lo ha precisato lo stesso Anderszewski nel corso dell’interessante dialogo con Giovanni Bietti del giorno precedente, nel foyer del Teatro Sociale per la rassegna Parole Note. Consapevole dell’importanza della convenzione legata alla prassi esecutiva storica, il pianista polacco punta decisamente sull’esplorazione di quei caratteri che volutamente nella sua personale selezione dei brani si integrano e si contrappongono, dando alla sequenza un indirizzo drammaturgico. In quest’ottica si impegna a trovare un bilanciamento tra rigida disciplina, istinto e conoscenza acquisita in un ventennale studio di queste meraviglie polifoniche di Bach, ma puntando decisamente sulla straordinaria possibilità di suggestione che offre il pianoforte. Toni accesi, a tratti al limite della forzatura, si contrappongono a delicatissime sfumature timbriche nella sua lucida interpretazione della complessità delle fughe e nell’ampio sviluppo dei preludi, partendo dal n. 1 in do magg. BWV 870 per chiudere con il n. 24 in si min. BWV 893. E così, evocazioni di danze, stile vocale e accenni di galante piacevolezza sono emersi sull’insieme della compatta materia sonora che Piotr Anderszewski ha interpretato con autorevole concretezza, proprietà tecnica indiscutibilmente eccellente e costante attenzione all’uniformità espressiva. Qualità che hanno conquistato il pubblico del Bibiena e hanno offerto una preziosa opportunità di cogliere il senso della magia di Bach nel coniugare la scienza dell’ordine nei suoni con l’ispirato lirismo delle idee tematiche. “La perfetta razionalità nella bellezza assoluta”, come ha acutamente osservato Piotr Anderszewski. Ai lunghi, calorosi e meritatissimi applausi conclusivi, il pianista polacco ha risposto con la delicata Sarabanda dalla Partita n. 1 in si bem. magg. BWV 825 di Bach. (gmp)