Venerdì 7 a Teatro Farnese il Quartetto Arditti ospite di Traiettorie

PARMA  Non c’è compositore fra i maggiori del secondo Novecento occidentale che il Quartetto Arditti non abbia interpretato, non c’è festival internazionale a cui non abbia partecipato, non c’è premio fra i più accreditati per la musica contemporanea che non abbia vinto (Deutsche Schallplatten Preis più volte, Gramophone Award tre volte, Ernst von Siemens Musik Preis). Ha fatto della collaborazione con i compositori fra i più grandi di oggi (Harvey, Aperghis, Ferneyhough, Birtwistle, Carter, Rihm, Dusapin, Kagel, Manoury, Sciarrino) una cifra decisiva del proprio lavoro e della propria presenza nella musica di oggi, è stato il primo a eseguire il famoso «Quartetto degli Elicotteri» di Stockhausen e ha consegnato le proprie interpretazioni, sempre coltissime e impeccabili, a più di duecento registrazioni. Fondato nel 1974 dal suo primo violino Irvine Arditti – ma ha cambiato più volte formazione, annoverando strumentisti come Garth Knox e Rohan de Saram (a loro volta ospiti più volte di Traiettorie in veste di solisti) – il Quartetto Arditti è da undici anni a questa parte composto, a fianco del suo fondatore eponimo, da Ashot Sarkissjan (violino), Ralf Ehlers (viola) e Lucas Fels (violoncello). E venerdì 7 ottobre alle ore 20:30 a Parma nello splendido Teatro Farnese, il Quartetto Arditti torna per la decima volta a Traiettorie con la sua tecnica impeccabile che gli ha permesso di occupare stabilmente un posto centrale nell’esecuzione quartettistica contemporanea.

Per questa partecipazione alla XXXII edizione di Traiettorie che rende omaggio all’Italia musicale contemporanea, il Quartetto Arditti ha scelto un programma consono che ripercorre mezzo secolo di quartettistica italiana attraverso cinque brani di compositori molto diversi fra loro: il «Quartetto per archi in due tempi» (1955) di Bruno Maderna, spudoratamente dodecafonico eppure denso di gusto per la sonorità; il Quartetto n. 7 (1999) di Salvatore Sciarrino, liquido e parlante; «Sincronie» (1963-1964) di Luciano Berio, studio sull’omogeneità sonora e ritmica attraverso quattro modi differenti di esprimerla; «Visas» (1985-1987) di Stefano Scodanibbio, tre modi di interpretare il quartetto per archi contemporaneo nel segno della memoria intima, della giocosità imprevedibile, della meditazione inquieta; e infine «La souris sans sourire» (1988), uno dei brani più umoristici e gestuali di Franco Donatoni.

Info e biglietti: 0521 708899 – cell. 348 1410292, e-mail: info@fondazioneprometeo.org