Viadana, ha preso il via il ‘Premio Viadana 2020’ al MuVi con ospite lo scrittore Paolo Landi autore di ‘Instagram al tramonto’

VIADANA Si è tenuto all’interno del MuVi il primo incontro del Premio Viadana 2020 con Paolo Landi, autore di “Instagram al tramonto” per le Edizioni La Nave di Teseo. “Il titolo del mio libro – ha spiegato Landi – è sottilmente ambiguo: al tramonto Instagram è al suo massimo ma, poiché la tecnologia ci ha abituati ad una rapida obsolescenza dei tools con i quali ci seduce, potrebbe essere che tra poco anche Instagram cambierà, o sparirà, o sarà sostituito da qualcos’altro. Abbiamo già vissuto tutto questo nel 2008 con Second Life, sembrava che tutti dovessimo avere un avatar, fecero anche un film. Oggi chi si ricorda di Second Life? Instagram – ha continuato – è un prodotto commerciale, tutti i social lo sono, come anche la Playstation. Noi crediamo di giocare, in realtà stiamo consumando un prodotto che ‘rende’ a chi lo ha inventato. Quando non paghiamo niente per consumare un prodotto, come accade con Instagram o Facebook e Twitter, siamo noi la merce che stanno vendendo. Ormai sappiamo che, appena atterriamo su un social, veniamo immediatamente inseriti in un data base e condividere la nostra vita fornisce infinite informazioni utili per un marketing one-to-one. Tra poco Instagram ci dirà che la ricreazione è finita, basta giocare, è giunto il momento di comprare. Sta già accadendo, comprare su Instagram è sempre più facile, si clicca su un prodotto che ci piace, un abito indossato da una influencer per esempio e lo si può comprare immediatamente, pagandolo con Paypal, senza nemmeno tirar fuori la carta di credito. Il successo di Instagram si deve principalmente al fatto che si presenta come un gioco, in più è molto facile da usare. Un gioco che tiene sempre viva la nostra attenzione perché ci chiede continuamente di condividere le nostre foto e di mettere i nostri ‘mi piace’ a quelle degli altri. La tv ci costringe a un consumo passivo, Instagram invece ci tiene svegli. Alla fine, tutti noi utenti di Instagram facciamo quello che Instagram ci dice di fare: al tramonto fotografiamo i tramonti, al ristorante i sushi, al mare i nostri piedi. Instagram ci spinge al conformismo, per farci sentire parte della community globale di questo social ci assoggettiamo senza esserne coscienti ai suoi diktat. Instagram è più forte di noi, la sua spinta all’omologazione è più forte della nostra cultura, del nostro buon gusto, della nostra buona volontà a usarlo in un modo diverso”.
Paolo Zordan