“Provinciali si nasce e non si smette mai di esserlo”, di questo parlano i libri di Camurri e Melilli

MANTOVA – È la provincia italiana al centro di due libri, apparentemente diversi ma con molte similitudini tra loro, presentati da Simonetta Bitasi al Museo San Sebastiano. “I conti con l’oste” di Tommaso Melilli, nato nella provincia cremonese, “Il nome della madre” di Roberto Camurri, in quella di Reggio Emilia, più precisamente a Fabbrico “il paese più brutto del mondo”, dice lo scrittore sorridendo. “Ho lasciato la mia provincia perché la ritenevo noiosa, ci sono tornato dieci anni dopo e l’ho trovata ancora più noiosa”, ha affermato Melilli, di professione chef, “Provinciali si nasce e non si smette mai di esserlo che, nell’accezione positiva del termine, significa avere la consapevolezza che c’è altro fuori”. “Viviamo di contraddizioni ed essere provinciali è l’apice: si vuole andare via però si vuole restare”, aggiunge Camurri, “per me il bar è una sorta di chiesa laica e il barista è il prete”. Una parte di vita vissuta in provincia e poi l’approdo a Parigi hanno fatto riflettere lo chef-scrittore anche sulle tradizioni. “Quello che spacciamo per tradizione molto spesso è pigrizia”, prosegue Melilli, “Ciò che diventa popolare non ha sempre il valore maggiore, al grande pubblico non arriva la vera qualità. Noi diciamo che la migliore osteria non ha bisogno di insegna. Nell’ambito della ristorazione ci sono dei segni di appartenenza, come il modo di apparecchiare o di servire al tavolo, che permettono di riconoscersi. Questi codici sono lampanti a Parigi, meno in Italia. Però il mondo intorno a noi cambia e, quindi, per fare le cose sempre uguali occorre cambiare”. “Nel nostro tempo siamo stati educati a trovarci tutto pronto, siamo poco abituati alla complessità, le risposte semplici sono le più facili”, spiega Camurri, “il nostro compito deve essere quello di seminare e stimolare la curiosità, senza imporla, e mostrare il lato positivo della complessità. Per questo la velocità e la lentezza devono convivere”. Dopo il successo del suo primo libro “A misura d’uomo”, uscito due anni fa, Camurri ha trovato la forza e l’ispirazione per tornare a scrivere proprio nella provincia. “Il peso della responsabilità e delle aspettative generate dal primo libro si sono fatte sentire, la svolta c’è stata quando sono tornato a essere provinciale”. La differenza tra i due autori è proprio questa: il differente modo di aver elaborato il proprio essere nativi provinciali. All’amore incondizionato per la provincia che traspare dalle pagine di Camurri fa da contraltare il rapporto irrisolto di Melilli. “Io non riuscirò mai a esprimere questo rapporto come sa fare benissimo Roberto forse perché questo grande amore non ce l’ho. E questo mi dispiace”, conclude Melilli.