HINTERLAND – Delusione, ma non rassegnazione. Sebbene funzionari e tecnici di Regione Veneto abbiano dato il via libera, tra le comprensibili proteste di amministratori e cittadini, alla realizzazione del mega impianto di “car fluff” in località Pontepossero di Sorgà (a poche centinaia di metri dal confine col Mantovano), la partita potrebbe non essere ancora chiusa. Insieme all’annunciato ricorso al Tar da parte del Comune di Sorgà – battaglia che lo vedrà affiancato da altre 13 realtà territoriali, sia veronesi che virgiliane -cominciano le iniziative ad oltranza per riaffermare il “no” alla discarica. Il “battesimo” già questo sabato con un significativo flash mob in piazza Generale Murari Brà, davanti al municipio. Ad organizzarlo è il Comitato No Car Fluff, che senza troppi giri di parole ha definito la decisione della Regione «l’emblema di una politica che sul fronte ambientale passa sopra, come un caterpillar, su ogni grido di allarme dei territori e sulla salute dei cittadini». Tre le domande su cui verte la mobilitazione: cosa ne sarà dei prodotti locali? Perché sono state derogate le procedure istruttorie? Perché la Commissione Via regionale ha costretto un intero territorio a dover rivolgersi al Tar per fare valere le proprie ragioni? Ma il punto nodale, quello che desta le maggiori preoccupazioni, consiste nell’enorme quantità di rifiuti che verranno stoccati nel luogo in cui sorgerà la discarica, dove, oltretutto, la relazione di un geologo parla di falda a -1,5/2,2 metri, sul piano campagna, mentre invece in tutti i quasi 116.000 metri quadrati dove la RMI ha insistito per insediarsi, ditta e Regione affermano che la falda sia a -5,5 metri e che il terreno sia prevalentemente argilloso. «Perché la nostra Regione si è dotata di una legge che blocca il consumo del suolo e taglia del 50% la possibilità edificatoria anche nel nostro Comune e ora concede 60 ettari di terreno fertile ad una discarica di tali dimensioni?», chiedono le associazioni agricole e ambientaliste. In queste ore sono stati diffusi anche centinaia di volantini per “arruolare” residenti di tutta la zona in quella che è stata definita una battaglia di civiltà e a salvaguardia delle generazioni future, la cui posta in palio è veramente alta. Ne va della sopravvivenza di un territorio e delle sue peculiarità, tra cui il riso Vialone Nano e altre importanti coltivazioni agricole. Un grido d’aiuto e di sfiducia verso le istituzioni che si arrogano la pretesa di decidere al posto dei cittadini e di sapere cosa è buono e giusto per loro. Da qui la provocazione – che nelle prossime settimane potrebbe tramutarsi in qualcosa di ufficiale – lanciata da Sorgà: «Considerato il trattamento ricevuto, siamo pronti a chiedere un referendum per passare con la Regione Lombardia che ha norme più restrittive in materia ambientale e ha sicuramente mostrato maggiore sensibilità nella tutela dei propri abitanti». di Matteo Vincenzi.