MONZAMBANO – Una storia singolare, fatta di ricordi, di sapori, odori e sensazioni. Un camper con cui spostarsi da un posto all’altro, una coniglietta razza ariete come compagna di viaggio, il bagagliaio traboccante di colori, album, tavole, pennelli e tutto l’occorrente per la pittura ad acquerello e la vendita di ciò che crea strada facendo, e poi, determinazione, creatività e passione condite con un pizzico di incoscienza. Questi gli ingredienti per la ricetta della felicità di Marzia Sandri, artista on the road, come ama definirsi, che ha lasciato la sua casa sulle dolci pendici dei colli morenici, zona Monzambano, che abbracciano il Basso Garda per salire a bordo del suo mezzo per affrontare in solitaria una nuova vita, all’insegna della libertà e dell’arte.
Marzia, da dove nasce la decisione di cambiare così radicalmente il tuo modo di vivere, quasi come distaccamento dalle cose materiali per credere nella semplicità di una vita vera?
«Si dice che sono tre i motivi per cui si decide di mettersi in viaggio: per dimenticare qualcosa di brutto che ci si vuole lasciare alle spalle, per festeggiare qualcosa di bello che si vuol far radicare nel cuore o perché non sta succedendo nulla e si vuol far sì che si creino le condizioni affinchè qualcosa accada. Io avevo tutti e tre questi motivi e devo dire che in questo anno e più da che mi sono messa in viaggio, di cose ne sono accadute davvero tante. Ciò che, però, rappresenta per me il massimo appagamento è quello di potermi dedicare a tempo pieno alla mia grande passione, gli acquerelli. Quello di fare la pittrice di strada era un sogno che coltivavo fin da piccola, da quando, in viaggio con mio papà a Firenze ho visto degli acquerellisti seduti sul marciapiede a Ponte Vecchio che dipingevano e vendevano le loro opere ai turisti di passaggio. Oggi dedico quanto più tempo possibile a trasferire su carta con matite e colori ciò che vedo e che incontro e che più colpisce la mia anima così che chi acquista i miei dipinti possa portarsi a casa un pezzetto di quelle emozioni e di quegli stessi ricordi che ho vissuto in prima persona».
Ci descrivi una tua giornata tipo?
«Quando arrivo in un posto che mi ispira, dedico un po’ di tempo a gironzolare senza meta cercando di mettere a fuoco i punti più significativi del luogo. Scatto foto, traccio degli schizzi veloci per farmi fin da subito un’idea dei punti di vista, dei colori, delle atmosfere che più lo rappresentano e parlino di lui e della sua gente. Poi realizzo i primi dipinti, preparo il mio carrellino, realizzato per trasportare ed esporre al meglio le mie opere e mi trovo un posticino che mi faccia sentire a mio agio e comincio a dipingere».
La pittura, dunque, impegna la parte più consistente delle tue giornate e, in generale, della tua vita.
«Direi proprio di sì. Dipingere in viaggio mi permette di sperimentarmi, impormi sempre nuove sfide e imparare attingendo da artisti di ogni parte d’Italia. Di recente ho conosciuto i maestri di fama europea come Geremia Cerri e Raffaele Ciccaleni».
Spostarti in posti sempre diversi significa altresì trovarti in luoghi dove non conosci nessuno. Non ti capita mai di sentirti sola?
«Anche se viaggio in solitudine, alla fine non mi sento mai veramente sola. Uno degli aspetti che amo di più di questa mia nuova vita è proprio la possibilità di conoscere sempre persone diverse, di raccogliere storie mai pensate, di stringere mani tenere o forti, di sprofondare in occhi colmi di emozioni e vita vissuta. Ci si stupisce, in questi incontri, di quanta umanità ci sia nel mondo e di quanta vita vera ci perdiamo, persi come siamo negli schermi dei nostri telefonini che apparentemente ci tengono tutti in connessione, ma che in realtà sono una barriera che ci separa da ciò che conta davvero,».
Quali sono le sfide più difficili da affrontare quando ti trovi in giro?
«Viaggiare ti porta ad uscire dalla tua zona di confort, imponendoti di mettere in discussione di continuo il tuo equilibrio interiore, quello che ti fa superare le avversità, gli imprevisti, i cambi di programma. Che ti permette di trovare il buono anche dove sembra esserci spazio solo per lo sconforto, che ti fa superare le paure e attingere a una forza e a un coraggio che nemmeno sospettavi di possedere e a trarre ricchezza dalla solitudine».
Hai da poco festeggiato un anno di attività in viaggio, te la senti di tracciare un bilancio di questa “nuova” vita?
«Sono successe tante cose, belle e meno belle, interessanti, elettrizzanti e sconfortanti, alcune che mi hanno instillato il timore di aver fatto una scelta troppo azzardata, altre che ne confermavano la bontà e giorno dopo giorno mi sono trovata ad affrontare sfide e incognite che mi hanno comunque fatto crescere».
Hai già un’idea delle tue prossime mete?
«Il prossimo viaggio si svilupperà tra Spagna e Portogallo. In particolare, mi piacerebbe trascorrere l’inverno in Andalusia. L’idea mi elettrizza sia per i paesaggi, i centri abitati, la natura che potrò rappresentare nei miei quadri, sia perché sarà la prima volta che mi sperimento, da sola, in terra straniera». Un desiderio di voler fare, di voler andare, come dice una celebre canzone di John Denver, in un posto dove “sarei già dovuta essere ieri”.
Matteo Vincenzi