Da Castiglione a Washington ”Ora una rete di piccoli musei”

CASTIGLIONE Sig.ra Zanotti, è appena tornata da Washington. Che occasione l’ha portata là?
«Ho avuto l’onore di essere invitata al matrimonio della quarta nipote di Robert Kennedy, fratello, anche lui assassinato, del presidente John Kennedy. Sono stata invitata perché ho vestito, nell’arco di questi 10 anni, le quattro figlie di Kathleen Kennedy, la prima tra gli 11 figli di Robert».
Perché ha creato il Museo della Sposa qui a Castiglione?
«Come diceva il presidente americano John Kennedy, “Non chiedete cosa possa fare il Paese per voi, chiedete cosa potete fare voi per il Paese”. Così anche io ho pensato di essere in grado di creare un Museo a Castiglione: un museo di abiti da sposa, abiti che ho sognato, creato, fatto sfilare, venduto e fatto indossare da 250mila spose in 32 anni di lavoro collettivo in Atelier Aimèe, insieme a mio marito Matthias Kissing e in media a cento maestranze. Il museo è il racconto aziendale del nostro lavoro, oltre che uno spazio formativo ed emozionante».
Qualche altro imprenditore potrebbe avere la sua stessa iniziativa ?
«Assolutamente sì. Gli industriali di Castiglione potrebbero raccontare il proprio vissuto aziendale. Farà così ad esempio Emma Marcegaglia, aprendo uno spazio espositivo di mille e 300 metri quadri a Gazoldo. Trasmettere il lavoro, il prodotto, la propria strategia, è molto formativo sia per i giovani che per gli adulti».

Perché sarebbe importante un museo aziendale a Castiglione?
«Il mio sogno è che Castiglione possa diventare “La città dei piccoli musei”, perché tante sono le realtà che meritano di essere esposte: quadri, sculture, collezioni private di abiti antichi e oggettistica. E tanti sono i possibili spazi espositivi. In questo modo il centro storico si arricchirebbe di cultura e di bellezza, anche con quattro vie pedonali con panchine e fiori, per favorire l’incontro tra cittadini e il flusso turistico. Per Castiglione sarebbe un bel trampolino di lancio per il turismo, perché alternativo alle bellissime città come Mantova e Verona e il Lago di Garda».
Per quanto tempo pensa di tenere aperto il Museo?
«Il mio sogno è che sia un museo permanente, che possa camminare sulle proprie gambe, essendo un museo privato, grazie ai contributi dei visitatori».
Quali riscontri positivi ha ottenuto in questi sette mesi di apertura?
«Ho provato profonda gioia nell’accogliere più di 300 studenti: bambini, ragazzi e adolescenti che hanno poi sviluppato progetti di disegno, recitazione, ripresa televisiva e di studio, di comunicazione, di modellismo e stilismo».