Fuga in auto e speronamento ai carabinieri: 30enne a processo

MANTOVA – Al termine di un doppio, folle, inseguimento ingaggiato con i carabinieri erano finiti in manette in cinque, tre uomini e due donne. Diverse le ipotesi di accusa contestate loro a vario titolo: resistenza a pubblico ufficiale, danneggiamento, lesioni e furto. Una vicenda risalente al 7 febbraio di un anno fa quando, a Rivarolo Mantovano, una pattuglia della stazione di Bozzolo intercettava una Peugeot 308, che alla vista dei militari si dava a precipitosa fuga. Ne scaturiva così un lungo inseguimento sino a Casalbellotto, dove più pattuglie dell’Arma, riuscivano a fermare il veicolo e bloccare i due occupanti. Durante le fasi di identificazione transitava quindi in prossimità dei carabinieri un’altra autovettura sospetta, a cui i militari intimavano l’alt. In tutta risposta il veicolo effettuava una repentina inversione di marcia per allontanarsi a tutta velocità. Anche in questo caso i carabinieri, nello specifico una gazzella del Radiomobile di Viadana, si ponevano all’inseguimento del mezzo.
La folle corsa si arrestava solo nel centro abitato di Viadana, dove l’auto in fuga, una Golf blu, nel tentativo di transitare sul marciapiede collideva con quella dell’Arma, posta di traverso a centro strada per impedirne il passaggio. I tre occupanti, parenti dei due fermati in precedenza, venivano al pari degli altri arrestati. Ieri, innanzi al giudice Gilberto Casari, la prima udienza dibattimentale del processo instaurato al conducente trentenne della Golf. Nella circostanza, chiamate per prime a sedersi sul banco dei testimoni la compagna e la suocera dell’imputato, anche loro quel giorno a bordo dell’auto «datasi alla fuga – secondo entrambe – per paura, dopo che una pistola era stata puntata dai militari verso di loro e da questi speronata al termine dell’inseguimento». Una versione dei fatti la loro, contrastante invece con quanto riferito da un militare dell’Arma, anch’egli escusso in aula, e alla guida dell’auto di servizio andata poi a collidere con quella dei fuggitivi.
«Era stato intimato ai sospetti l’alt con la paletta alzata come da procedura – ha dichiarato il teste – ma anziché fermarsi la vettura ha accelerato nel tentativo di far perdere le proprie tracce. Quando infine erano stati intercettati ecco che ci erano venuti addosso nel tentativo di forzare il posto di blocco». Prossima udienza il 25 giugno.